Come due sconosciuti

Come due sconosciuti

Lisa Kleypas

 

Traduttore: Alessandra Sora
Editore: Mondadori
Pagine della versione a stampa: 349 p.
EAN: 9788852090721
Genere: Narrativa erotica e rosa – Rosa di ambientazione storica
SINOSSI
Garrett Gibson è l’unica donna medico di Inghilterra, coraggiosa e indipendente come un uomo. Ma non ha mai avuto tempo per una relazione amorosa. Fino a quando non conosce Ethan Ransom, ex detective di Scotland Yard. Di lui si dice che sia un assassino, di certo è pericoloso, soprattutto per Garrett. Perché da nessuno si è mai sentita attratta così…

1

Londra, estate 1876

Qualcuno la stava seguendo. L’inquietante consapevolezza serpeggiò lungo la nuca di Garrett facendole rizzare la fine peluria. Negli ultimi tempi, aveva la sensazione di essere spiata ogni volta che faceva il suo giro settimanale di visite all’infermeria dell’ospizio dei poveri. Fino a quel momento non c’erano prove che i suoi timori fossero fondati – non un’ombra o un rumore di passi alle sue spalle –, ma sentiva che lui era lì, da qualche parte.
Con la borsa di pelle da medico nella mano destra e un bastone di noce nell’altra, Garrett proseguì a passo svelto, lo sguardo attento a cogliere ogni dettaglio dell’ambiente circostante. Il distretto di Clerkenwell nell’East London non era un luogo dove ci si potessero permettere distrazioni. Fortunatamente, era solo a due isolati dalla nuova strada principale, dove avrebbe trovato una carrozza a nolo.
Mentre passava sulle griglie che coprivano la fogna di Fleet Ditch, si levarono miasmi pestilenziali che le fecero lacrimare gli occhi. Avrebbe voluto coprirsi la bocca e il naso con un fazzoletto profumato, ma non era quello che avrebbe fatto uno del posto, e lei voleva passare inosservata.
Sui caseggiati anneriti dalla fuliggine, costruiti uno a ridosso dell’altro come una fila di denti, regnava una quiete sinistra. Gran parte degli edifici fatiscenti erano stati dichiarati inagibili e sgomberati in vista di un nuovo progetto di sviluppo urbano. Il chiarore dei lampioni ai lati della strada fendeva la nebbia, che nella recente bonaccia estiva era diventata più densa e quasi oscurava la luna rosso sangue. Presto la zona si sarebbe riempita della solita accozzaglia di ambulanti, borseggiatori, ubriaconi e prostitute. Garrett voleva togliersi di torno prima che accadesse.
Tuttavia, rallentò il passo quando dal buio e dal fetore emersero delle figure umane. Erano tre soldati in uniforme da libera uscita, che ridevano sguaiatamente e avanzavano verso di lei. Garrett cambiò lato della strada, tenendosi nell’ombra. Troppo tardi: uno di loro l’aveva vista e stava deviando nella sua direzione.
«Guarda che fortuna» esclamò rivolto ai compagni. «Una baldracca a portata di mano per i nostri giochetti serali.»
Garrett li soppesò freddamente mentre serrava la stretta sul manico curvo del bastone. Quegli uomini, evidentemente, avevano bevuto troppo. Di sicuro erano rimasti a ciondolare in una taverna per tutta la giornata. C’erano pochi divertimenti per tenere occupati i soldati in libera uscita.
Mentre si avvicinavano, il cuore di Garrett raddoppiò i battiti. «Lasciatemi passare, signori» disse in tono brusco, attraversando di nuovo la strada.
Loro si spostarono per bloccarla, sghignazzando e sbandando come ubriachi. «Parla da signora» osservò il più giovane dei tre. Era a capo scoperto, i capelli rossi che sparavano come molle arrugginite.
«Ma non è una signora» puntualizzò un altro, un gigante dai lineamenti spigolosi senza giacca d’ordinanza. «Non se gira di sera, tutta sola.» Osservò Garrett con un ghigno giallastro. «Vai vicino al muro e solleva la gonna, carina. Sono dell’umore di una bagascia che me la dà in piedi per tre pence.»
«Vi state sbagliando» disse Garrett, secca, cercando di aggirarli. Le sbarrarono di nuovo la strada. «Non sono una prostituta. Però ci sono dei bordelli qua in giro, se avete soldi per pagare.»
«Ma io non voglio pagare» disse il gigante in tono cattivo. «La voglio gratis. Subito.»
Non era certo la prima volta che Garrett subiva insulti o minacce durante un giro di visite nei quartieri degradati di Londra. Aveva fatto pratica con un maestro di scherma per imparare a difendersi in quel genere di situazione. Però era esausta, dopo aver curato almeno una ventina di pazienti all’infermeria dell’ospizio, e infuriata all’idea di dover affrontare un trio di prepotenti quando aveva solo voglia di andare a casa.
«Come soldati al servizio di Sua Maestà» ribatté, acida, «vi è venuto in mente che il vostro sacro dovere sarebbe proteggere l’onore di una donna invece di violarlo?»
Con suo disgusto, la domanda invece di mortificarli provocò delle grasse risate.
Ha bisogno di una lezione, la signora» commentò il terzo uomo, un tipaccio tarchiato con la pelle butterata e le palpebre cadenti.
«Magari con questo» propose il più giovane, strofinandosi la patta dei calzoni e tirando la stoffa per mettere in mostra i suoi attributi.
Quello con la faccia spigolosa guardò Garrett con un sorriso vagamente intimidatorio. «Al muro, bella signora. Puttana o no, vogliamo ripassarti lo stesso.»
Il soldato tarchiato estrasse un coltello a baionetta dal fodero di pelle che teneva alla cintura, e lo sollevò per mettere in mostra la profonda seghettatura sul filo della lama. «Fai come dice, o ti affetto come un pezzo di lardo.»
Lo stomaco di Garrett ebbe uno sgradevole sussulto. «Brandire un’arma fuori servizio è illegale» osservò freddamente, con il cuore che le rimbombava nel petto. «Questo, aggiunto ai reati di ubriachezza in luogo pubblico e stupro, vi costerà la fustigazione e dieci anni di prigione.»
«Allora ti taglierò la lingua, così non lo racconterai a nessuno» sogghignò lui.
L’avrebbe fatto, Garrett ne era certa. Da figlia di poliziotto, sapeva che se quell’uomo aveva tirato fuori un coltello, probabilmente l’avrebbe usato. Più di una volta le era capitato di ricucire la guancia o la fronte lacerata di una donna che il violentatore aveva voluto omaggiare con “un ricordino”.
«Keech,» gli disse il più giovane «non c’è bisogno di spaventare questa povera ragazza.» Girandosi verso Garrett, aggiunse: «Facciamo quello che ci va di fare e basta». E dopo una pausa: «Sarà più facile per te se non ti ribelli».
Attingendo forza dalla rabbia, Garrett ricordò i consigli di suo padre su come gestire uno scontro. “Mantieni la distanza. Non farti aggirare. Parla e cerca di distrarre l’avversario mentre aspetti il tuo momento.”
«Perché costringere una donna che non vuole?» chiese chinandosi per posare con cura la grossa borsa. «Se è perché vi mancano i soldi, vi darò io qualche scellino per andare in un bordello.» Fece scivolare furtivamente la mano nella tasca esterna della borsa, dove teneva l’astuccio di pelle con i ferri chirurgici. Strinse le dita attorno al sottile manico d’argento di un bisturi e lo tenne abilmente nascosto mentre si raddrizzava. Il peso lieve e familiare dello strumento le infondeva coraggio.
Con la coda dell’occhio, vide che il soldato tarchiato con il coltello si stava posizionando alle sue spalle.
Nello stesso momento, quello con la faccia spigolosa cominciò a farsi più sotto. «Gli scellini li prendiamo» le assicurò «ma prima facciamo un giro con te.»
Garrett aggiustò la presa sul bisturi, facendo aderire il pollice al lato piatto del manico. Premette delicatamente la punta dell’indice sul dorso della lama. “Fai un giro con questo” pensò. Tirò indietro la mano e lanciò il bisturi con una traiettoria leggermente curva, controllando lo scatto del polso per essere certa che non ruotasse. La piccola lama affilata affondò nella guancia dell’uomo, che ruggì di rabbia e di sorpresa, bloccandosi. Senza fermarsi, Garrett ruotò verso il soldato con il coltello. Con il bastone sferrò un dritto orizzontale che colpì il polso destro dell’uomo. Preso alla sprovvista, quello gridò di dolore e lasciò cadere il coltello. Garrett proseguì l’attacco colpendolo di rovescio sul fianco sinistro. Sentì una costola scricchiolare. Poi gli affondò la punta del bastone nell’inguine, costringendolo a piegarsi in avanti, e lo finì sferrandogli un colpo verticale sotto il mento con il manico.
L’uomo si afflosciò a terra come un sufflè mezzo crudo.
Garrett raccolse il coltello e si girò per affrontare gli altri due.
Restò gelata dalla sorpresa, con il petto ansante e il respiro accelerato.
Nella strada era calato il silenzio.
Entrambi gli uomini erano stesi a terra in una posa scomposta.
Dov’era il trucco? Fingevano di essere svenuti per indurla ad avvicinarsi?
Tremava, sovraccarica di energia, riluttante ad abbandonare lo stato di allerta. Lentamente si arrischiò ad avanzare di qualche passo per guardare da vicino gli uomini a terra, badando a mantenersi fuori portata. Il bisturi aveva lacerato la guancia del gigante, che sanguinava, ma non sarebbe bastato a fargli perdere i sensi. Aveva un segno rosso sulla tempia che sembrava causato da un corpo contundente.
Rivolse l’attenzione al più giovane, che perdeva sangue dal naso, quasi certamente rotto.
«Ma che diavolo…?» mormorò Garrett, percorrendo con lo sguardo la strada silenziosa. Di nuovo quella sensazione, la pungente certezza che ci fosse qualcuno. Doveva esserci qualcuno. Era ovvio che quei due soldati non potevano essere finiti al tappeto da soli. «Uscite e fatevi vedere» disse a voce alta alla presenza invisibile, pur sentendosi un po’ sciocca. «Non avete bisogno di nascondervi come un topo dietro la credenza. So che mi seguite da settimane.»
Da una direzione imprecisata arrivò una voce maschile che la fece quasi schizzare fuori dalle sue comode scarpe.
«Solo il martedì.»
Garrett si girò in fretta su se stessa, scandagliando la scena con lo sguardo. Colse un guizzo nel vano di una porta e strinse più saldamente il coltello.
Un estraneo emerse dall’ombra, come materializzato dalla fredda tenebra. Era alto e ben proporzionato, il corpo atletico. Portava una camicia in tinta unita, pantaloni grigi e un gilet sbottonato; in testa, una coppola con una corta visiera, come quella degli scaricatori di porto. Fermandosi a qualche passo da lei, l’estraneo si tolse la coppola, rivelando una chioma di capelli scuri e lisci, tagliati in modo pratico a corte ciocche scalate.
Riconoscendolo, Garrett restò a bocca aperta. «Ancora voi» esclamò.
«Dottoressa Gibson» la salutò con un cenno del capo, rimettendosi il berretto con un gesto secco. Trattenne la punta delle dita sulla visiera per un paio di secondi, in segno di rispetto.
Era il detective Ethan Ransom, di Scotland Yard. Garrett l’aveva già visto due volte, la prima quasi due anni addietro, quando aveva accompagnato Lady Helen Winterborne a sbrigare una commissione in una zona pericolosa di Londra. Con grande disappunto di Garrett, Ransom aveva ricevuto dal marito di Lady Helen l’incarico di seguirle.
E aveva incontrato una seconda volta Ransom il mese prima, quando si era presentato nella sua clinica dopo l’aggressione e il ferimento della sorella minore di Lady Helen, Pandora. Era stato così silenzioso e discreto che avrebbe potuto non accorgersi di lui, non fosse stato per la sua tenebrosa bellezza, troppo evidente per non notarla. Volto magro, bocca risoluta e ben disegnata, naso deciso con il ponte un po’ ispessito, come se una volta se lo fosse rotto. Occhi penetranti orlati da ciglia lunghe e folte, profondamente incassati sotto sopracciglia marcate e ben disegnate. Non si ricordava di che colore, però. Nocciola, forse?
L’avrebbe trovato attraente, se non avesse avuto quell’aria da duro, inconciliabile con la raffinatezza di un gentiluomo. Per quanto tirato a lucido, avrebbe sempre dato l’impressione che sotto la superficie si nascondesse un mascalzone.
«Chi vi ha pagato per seguirmi, questa volta?» chiese Garrett, roteando con destrezza il bastone prima di posare la punta a terra in posizione di “attesa”. Una manovra un po’ ostentata, doveva ammetterlo, ma sentiva il bisogno di mettere in mostra la sua abilità.
Il volto di Ransom ebbe un guizzo divertito, ma il tono era grave: «Nessuno».
«Perché siete qui, allora?»
«Siete l’unica donna medico di tutta l’Inghilterra. Sarebbe un peccato se vi succedesse qualcosa.»

Lisa Kleypas

Laureata in scienze politiche, ha pubblicato il suo primo romanzo a soli ventun anni. Eletta Miss Massachusetts, si è dedicata alla carriera letteraria: i suoi romanzi d’amore sono pubblicati in decine di lingue e le sono valsi numerosi premi.