Il ringhio

 

 

Formato: Formato Kindle
Lunghezza stampa: 255 pg
Venduto da: Amazon Media EU S.à r.l.
Lingua: Italiano
ASIN: B0757PZHWB

Transilvania 1860
Iernut – Contea di Mures
Occupazione asburgica
Romanzo volutamente romance, storico, no erotico.

 

Link d’acquisto: https://www.amazon.it/RINGHIO-Barbara-Risoli-ebook/dp/B0757PZHWB/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1526155189&sr=1-1&keywords=il+ringhio&dpID=41rC4B2ItQL&preST=_SY445_QL70_&dpSrc=srch

 

 

Il demonio sa affascinare e abbacinare, i suoi modi non sono ruvidi come i miei e il suo passo è perfetto, sollevato dal mondo come una danza, capace di trascinarti nel suo inferno. Non sono il demonio, se lo fossi, forse... sarei felice.

 

Efrosina, ladra braccata e senza neppure un’identità precisa, si scontra con Victor, il signore dei lupi, misterioso possidente del castello del piccolo paese transilvano di Iernut. Vite distanti eppure simili per gli abusi subiti, rinnegate dal mondo e ferocemente aggrappate al respiro.
Una donna infangata e un uomo con il sangue ululante di giustizia. Un villaggio indifferente. Un mostro nascosto in una casa sperduta nel bosco. Tre guardiani con gli occhi taglienti. Ma nulla è come sembra: il carnefice è vittima e la vittima è disperato fuggiasco.
Un inno all’amore, alla speranza, alla diversità, nelle atmosfere di una terra aspra e impervia eppure magnifica. Un viaggio interiore nell’impossibile con profonde radici nella magnificenza della Natura.

 

ESTRATTO DA ‘IL RINGHIO’

«Voglio andarmene» lo colpì all’improvviso «Qui tutto è pericoloso: voi, quello sconosciuto, i lupi, le vostre serve, il castello intero!» si adirò, indifferente al bisogno di aiuto che aveva. Si era fatto del male e lei lo ignorava, insensibile e distaccata.
«É più pericoloso oltre i miei cancelli. Superali e ti ammazzeranno» tentò di persuaderla affaticato.
«Oltre i vostri cancelli conosco ogni anfratto, qui tutto mi è oscuro» concluse. Fece per uscire, infischiandosene di lui, della vita agiata che stava conducendo, delle stanze tiepide e dei pasti abbondanti. Andasse tutto al diavolo! Reclamava la propria libertà, costosa forse, ma assoluta.
«No» sospirò Victor, consapevole della sua decisione, nitida dentro di lei. Voleva davvero lasciarlo solo, voleva sul serio rendere i suoi giorni nuovamente inutili.
«Posso vivere anche senza di voi, l’ho fatto fino a ieri» ribadì con la mano sulla maniglia.
«Sono io che non posso vivere senza di te, anche se l’ho fatto sino a ieri» sparò riuscendo ad alzarsi. Umido di neve e freddo di inverno, la fissò assistendo alla sua meraviglia, lenta e inesorabile nel voltarsi per scrutarlo confusa.
«Fatemi capire. Perché sono qui?» farfugliò la giovane accettando di parlare ancora. Lo lasciò avvicinarsi, senza aiutarlo pur nella difficoltà che palesava: riusciva a stento a trascinare la gamba, barcollava, ma una forza sconosciuta lo stava sostenendo e lo avrebbe salvato. Le fu davanti, con uno schianto appoggiò l’avambraccio alla porta. La assediò senza forzatura, le fu a pochi centimetri dal viso, le fu dentro attraverso gli occhi, quegli occhi di un blu incantevole.
«Non fate questo errore, Victor» lo minacciò rigida. La vicinanza di un uomo le era sempre gravosa, certe situazioni erano per lei un campanello d’allarme che la facevano diventare cattiva. Lui non raccolse, lasciò che il proprio fiato di alcool e ciliegia, figlio della sbornia notturna, la inondasse, che l’aroma umido della neve tra i capelli e sulla pelle la inebriasse.
«Non me ne importa niente di un bacio, di una carezza; non mi interessa neppure il tuo corpo. Ciò che voglio avere tra le dita è solo il tuo cuore» la tranquillizzò assurdo. Lei sapeva bene come ragionavano gli uomini.
«Il demonio abbindola» si dimostrò attenta.
«Il demonio non ama» si dimostrò più potente di lei, capace di stenderla con uno sparo al petto, senza ferita. Efrosina arrossì, una vampata di imbarazzo la fece sudare in un momento e il profumo dell’ultimo bagno lo aggredì con un infinito languore. Victor non palesò nulla, semplicemente continuò ad annegare in quel lago blu che dal primo istante lo aveva stregato. Ebbe un lieve cedimento della gamba, ma resistette pur di non vederla uscire da quella maledetta stanza. Strinse i denti per non cedere, il destino ci metteva sempre una spina nella sua vita. Il ginocchio si piegò, lei istintivamente lo sorresse ponendo le braccia sotto le sue ascelle.
«Fareste meglio a sedervi» si affrettò a dirgli.
«Non voglio la tua pietà» sbottò. Questo la bloccò lasciandolo tornare alla poltrona, dove cadde pesantemente.
Il demonio sa mascherarsi bene. Una cosa sa fare meglio di ogni altra, incutere la pietà. Le parole del prigioniero echeggiarono in lei. Victor non voleva la pietà. Victor forse non era il demonio.
«Ti ho fatto capire quello che volevi capire. Spezzami pure il cuore, lungi da me costringerti in qualcosa» concluse davvero allo stremo.
Efrosina lo raggiunse, gli si inginocchiò davanti notando che stava sudando copiosamente. Gli passò una mano sulla fronte aggrottata.
«Avete bisogno di cure»

 

Facciamo due chiacchiere con l’autrice!

  • Buongiorno, Barbara, quando hai progettato questa storia?

Buongiorno. L’idea risale a tanti anni fa, andavo ancora a scuola. Lo sviluppo ha preso corpo durante questa estate torrida 2017.

  • Sei stata ispirata da qualche lettura, vecchia o recente?

Le letture che mi hanno ispirata sono molte, ma ciò che mi ha veramente dato l’impulso è la mia passione per il mistero, le leggende, i luoghi e le terre dell’est.

  • L’ambientazione è reale o di fantasia?

Piccola curiosità. Come detto, l’idea nasce molti anni fa, quando internet non esisteva e avevo a disposizione solo l’Atlante geografico con le sue immense cartine fisico-politiche. Così sceglievo i luoghi per le mie idee e così ho scelto il piccolo paese di Iernut, in Transilvania. L’ho immaginato con un castello e ne ho descritto alcune strutture. Rivedendo le cose con l’aiuto di internet sono rimasta basita nel constatare che parte della mia fantasia corrispondeva a realtà. Quindi posso dire che l’ambientazione è reale, il posto esiste. La trama, invece, vuole essere intrisa di mistero, di paranormale, anche se… come sempre, esco dai canoni e non ottengo mai il risultato che forse il lettore si aspetta. Se sia migliore o peggiore delle aspettative, questo attendo di saperlo proprio dai lettori.

  • Il romanzo è autoconclusivo o rientra in una serie/saga?

Autoconclusivo e non ho nessuna intenzione di fare un sequel o un prequel. Non amo le saghe (scriverle), già due volte ci sono cascata e non voglio ripetere lo stesso ‘errore’, nel senso che poi magari non mantengo le promesse date.

  • Parlaci dei personaggi e definiscili brevemente con qualche aggettivo. Qualcosa che li renda irresistibili agli occhi del lettore.

Irresistibili è una parola grossa, ma ve li presento!

Il protagonista maschile è Victor, il signore dei lupi, il figlio di un vampiro (creduto tale dai paesani). Un uomo oscuro e profondamente segnato da un passato di ingiustizia e abusi, feroce ma non crudele, dotato di un potere legato alla natura cui il destino lo ha legato indissolubilmente. E’ il capobranco di un gruppo di lupi, tra i quali spicca il suo fratello più stretto, una magnifica bestia bianca dallo sguardo tagliente. Negli occhi dell’uomo scintilla a momenti proprio una luce verde che testimonia la sua natura duplice.

La protagonista femminile è Efrosina, una ladra senza fissa dimora braccata dal paese per le sue razzie nelle dispense, fobica nei confronti di cani e lupi, sempre in fuga e segnata dal passato di bimba abbandonata e allevata da una tribù zingara e magiara. Il padre adottivo è la bestia del suo passato, colui che senza pietà ne ha fatto la sua schiava sessuale. Ferita dentro e ringhiante, incontra un destino che muterà profondamente la sua vita, ma non muterà la sua indole ribelle e attenta. Viene chiama la faina di Iernut.

I due personaggi diciamo secondari sono il dottor Ascu e la schiava Azzania. Il primo è un uomo dal fascino ingiusto, dalle alte conoscenze, dalle mani sporche del sangue di suo figlio. Ma è proprio così? E’ un personaggio discordante che manda in confusione il lettore, ha due anime e un’eleganza che cozza contro la grossolanità voluta del protagonista, con il quale ha un conto in sospeso e continui, estenuanti scontri verbali. La serva Azzania non è proprio una serva, è colei che Victor ama come una sorella, quella che lo quieta quando il dolore a la paura lo scuotono, quella che capisce prima di lui ciò che sta accadendo e che gli accadrà. Qualcuno l’ha definita una fata madrina, ma non è magica, è solo molto intelligente.

  • Qual è il pubblico ideale per questa storia? È un testo per tutti o per fasce di lettori ben precise, ad esempio per adolescenti, adulti o è pensato per un pubblico prevalentemente femminile o maschile?

Diciamo che questo romanzo nasce rosa ‘rosone’, durante la stesura l’ho definito melassa, nelle presentazioni avverto di un tuffo nel miele. Direi che il pubblico cui è rivolto è femminile, ma si sa… quando mi leggono gli uomini quasi li converto a lasciarsi trascinare nella selva dei sentimenti appassionati e romantici. Il mio lettore alfa (io lo chiamo così) è un uomo e riesco sempre ad appassionarlo e non mente, perchè con un romanzo mi ha detto chiaramente che non gli piaceva il genere e ciccia. Posso dichiarare che chiunque può leggerlo e apprezzarlo, specialmente i giovani, perchè notoriamente io non scrivo erotico, quindi anche le scene d’amore del mio romance sono soft e collegate più ai sentori che ai sensi.

  • Che tipo di linguaggio hai scelto, per questo romanzo? Colloquiale, forbito, diretto ecc…?

Ho usato il mio linguaggio, quello con cui penso. E siccome me lo aspetto, lo dico per prima: forbito (magari anche fastidioso, non lo escludo). La mia scrittura è involontariamente astrusa, un po’ retrò, forse esageratamente artificiosa, ma non posso farci niente. O mi si ama o mi si odia, ripeto: scrivo come penso e in fase di correzione metà della stesura viene sfalciata, onde evitare d’essere prolissa.

  • Che cosa desideri comunicare al lettore? C’è un significato nascosto, sotto la trama?

Sì, vorrei comunicare qualcosa al lettore e ho scelto un genere inconsueto per farlo. Cosa mai potrebbe comunicare un romance e per di più paranormale? Lo dico nella sinossi: è un inno alla diversità. La diversità. In questo romanzo trionfano i diversi, le vittime, i carnefici hanno una change oppure vengono annientati in nome della giustizia. Questo voglio comunicare: il rispetto per la diversità e non in senso razziale (quando scrivo non faccio politica), piuttosto in senso interiore. Ogni persona ha qualcosa dentro e a volte il dolore giustifica la tristezza e la chiusura. La Natura impera su tutto, con le sue regole e la sua magnificenza; la Natura rende i piccoli uomini esseri importanti, grandi, potenti. Ma solo se loro non useranno quel potere per distruggerla, altrimenti sarà lei a distruggere.

  • Hai usato una tecnica particolare, per scrivere questo romanzo?

Non lo so. Quando scrivo seguo il pensiero. Sono solita scrivere in progressione, nel senso che non scrivo a pezzi, ma seguo un percorso come se io stessa vivessi giorno per giorno, ora per ora, l’avventura descritta. Non sono capace di scrivere a pezzi e poi unirli tra loro. Questo forse è il motivo che a volte mi blocca e mi costringe a cambiare le situazioni per andare avanti.

 

Ringrazio per questa intervista e per lo spazio che gentilmente mi viene riservato.

Grazie a te per essere stata con noi!