La testimone del fuoco

La testimone del fuoco

Lars Kepler

Traduttore: Carmen Giorgetti Cima
Editore: Longanesi
Pagine della versione a stampa: 586 p.
EAN: 9788830434424
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SINOSSI

Flora ha visto tutto, ma nessuno le crede. La ragazza è morta, qualcuno l’ha uccisa. Aveva solo quattordici anni, si chiamava Miranda ed è stata ritrovata nella sua camera a Birgittågarden, la casa di recupero per ragazze in difficoltà a Sundsvall, a nord di Stoccolma. Le pareti sono schizzate di sangue, le lenzuola ne sono intrise. Nessuna delle altre ragazze sa che cosa sia successo, ma una di loro è fuggita nella notte. Flora non sa chi indagherà sull’omicidio, non sa che l’ispettore Joona Linna sta per ispezionare la peggiore e più indecifrabile scena del crimine della sua carriera, non sa che solo Joona può sperare di scovare qualche indizio. Flora sa soltanto di aver visto la ragazza. Sa di aver visto l’arma del crimine che nessuno riesce a trovare. Sa che cosa è successo. Ma la polizia non le crede, per una semplice ragione. Al momento dell’omicidio, Flora era a centinaia di chilometri di distanza. Eppure Flora è certa di aver ragione. Lei ha visto. Perché lei è una medium.

«Tutti i bugiardi avranno la loro parte
nello stagno ardente di fuoco e di zolfo.»

Apocalisse 21:8

Gli autori dicono che…

Un medium è una persona che sostiene di avere doti paranormali, cioè la capacità di individuare correlazioni tra gli eventi che sfuggirebbero alle maglie della scienza ufficiale.
Alcuni medium agiscono da intermediari con i defunti nel corso di sedute spiritiche, mentre altri offrono consulto sull’interpretazione degli eventi attraverso, per esempio, la lettura dei tarocchi.
Il ricorso a un medium per entrare in contatto con i defunti è una pratica che risale agli albori della storia dell’umanità. Già mille anni prima della nascita di Cristo, re Saul ebbe l’idea di chiedere consiglio allo spirito del profeta Samuele.
In tutto il mondo la polizia si avvale non di rado dell’aiuto di medium e spiritisti nello studio di casi particolarmente complicati, benché pare che non esista un solo caso documentato in cui un medium abbia contribuito alla soluzione.

Il romanzo inizia così…

 

1

Elisabet Grim ha cinquantun anni e i capelli brizzolati. Ha gli occhi allegri e quando sorride si vede che uno degli incisivi è leggermente sovrapposto all’altro.
Elisabet lavora come infermiera a Birgittagården, una casa d’accoglienza speciale a nord di Sundsvall. Si tratta di un istituto privato classificato come HVB – Hem för Vårdnad och Boende, ossia una casa di accoglienza per minori – che ospita otto ragazze fra i dodici e i diciassette anni in base alla LUV – Lagen om Vårdnad av Unga –, la legge sulle disposizioni speciali riguardanti l’assistenza ai minori.
Quando vi arrivano, le ragazze hanno problemi di tossicodipendenza, comportamenti autolesivi, disturbi dell’alimentazione e in genere sono molto violente.
In realtà non esiste nessuna alternativa all’inserimento coatto in case di cura con porte dotate d’allarme, finestre con le sbarre e ambienti separati da barriere automatiche di sicurezza. La soluzione estrema è normalmente il carcere e il trattamento psichiatrico obbligatorio, ma Birgittagården fa parte delle poche eccezioni. Lì si offrono alloggio e assistenza a ragazze che devono essere reinserite nella società.
«A Birgittagården finiscono le ragazze gentili», usa dire Elisabet.
Prende l’ultimo quadretto di cioccolato fondente, lo infila in bocca e avverte il gusto dolceamaro e un piccolo brivido sotto la lingua.
Lentamente le sue spalle cominciano a rilassarsi. La serata è stata tutto un trambusto. E dire che la giornata era iniziata così bene. Lezioni la mattina e gioco e bagno nel lago nel pomeriggio.
Dopo cena la governante se n’era andata a casa e lei era rimasta sola con le ragazze.
Il personale notturno aveva subito una riduzione di organico già quattro mesi dopo l’acquisizione del consorzio sanitario che comprende Birgittagården da parte del gruppo finanziario Blancheford.
Le ragazze avevano il permesso di guardare la televisione fino alle dieci. Elisabet era nell’ufficio delle infermiere e stava cercando di completare tutti i giudizi personali quando aveva sentito delle grida rabbiose. Si era affrettata verso il soggiorno, dove Miranda stava aggredendo la piccola Tuula. Urlandole che era una stronza e una puttana, Miranda aveva tirato Tuula giù dal divano e la stava prendendo a calci sulla schiena.
Elisabet cominciava ad abituarsi all’aggressività di Miranda. Senza perdere altro tempo, si precipitò dentro e immobilizzò Miranda, rimediando però un colpo in faccia. A quel punto Elisabet si rese conto che occorreva un provvedimento drastico. Trascinò Miranda nel locale delle perquisizioni e quindi nella stanza d’isolamento.
Prima di andarsene, le diede la buonanotte, ma Miranda non rispose. Rimase seduta sul letto con lo sguardo sul pavimento e sorrise fra sé quando Elisabet chiuse la porta e girò la chiave.
La nuova ragazza, Vicky Bennet, quella stessa sera avrebbe avuto diritto al suo colloquio, ma non ce n’era più stato il tempo per via della lite fra Miranda e Tuula. Vicky fece notare che era il suo turno per il colloquio serale, e quando capì che sarebbe stato rimandato si rabbuiò, ruppe una tazza da tè e, con una scheggia di porcellana, si fece dei tagli sul ventre e sui polsi.
Elisabet poi la trovò in soggiorno, con le mani sul viso e il sangue che le scorreva lungo gli avambracci.
Senza indugio, le lavò le ferite superficiali, applicò un cerotto sul ventre, le fasciò i polsi con delle garze e la confortò chiamandola più volte «tesoro», finché non scorse un debole sorriso. Per la terza notte di fila le somministrò dieci milligrammi di Sonata per aiutarla a prendere sonno.

La vera identità di Lars Kepler