Suite 45

 

 

Suite 405

Sveva Casati Modignani

 

Editore: Sperling & Kupfer
Pagine: 504 p.
EAN: 9788893427166
Narrativa italiana

 

SINOSSI

Un’auto di lusso sfreccia nella notte lungo l’autostrada che collega Roma a Milano. A bordo c’è il conte Lamberto Rissotto, che possiede un’importante industria metallurgica e la dirige con sapienza, nonostante le difficoltà legate alla crisi economica del Paese. L’uomo ha fretta di rincasare per chiudere immediatamente ogni rapporto con la bellissima moglie Armanda, perché ha appena scoperto la sua ultima imbarazzante follia. A mitigare la cupezza del suo stato d’animo c’è il recente ricordo del fuggevole incontro con una sconosciuta «molto giovane, molto bella, di gran classe» che si è stupidamente lasciato sfuggire. Nella notte, un altro uomo viaggia lungo la stessa autostrada da Sud a Nord, solo, sulla sua utilitaria impolverata: è Giovanni Rancati, sindacalista. Ha percorso chilometri per incontrare gli operai che tanto ama, per condividerne le preoccupazioni e difenderne il futuro. A Milano l’attende la sua compagna, Bruna, che fa la parrucchiera e dopo anni di sacrifici è riuscita ad aprire un negozio tutto suo. Insieme vivono in un quartiere popolare, uno di quelli in cui le case di ringhiera mettono in piazza gioie e dolori di ognuno, una realtà in cui si fatica ad arrivare a fine mese e un sogno può costare i risparmi di una vita. Lamberto e Giovanni rappresentano due mondi opposti e lontani, ma le loro strade finiranno per incrociarsi, un po’ per necessità e un po’ per caso. Dal loro incontro nasce un avvincente intreccio di destini in cui si rispecchia l’Italia di oggi, ancora divisa da contraddizioni e lotte sociali, ma unita da un profondo e assoluto bisogno di giustizia e amore.

 

Un estratto

1

LAMBERTO Rissotto Loredan, conte di Sant’Anna, aveva incontrato a Roma Mister Rosenberg, presidente dell’American Steel Company, per trattare l’acquisto di un ingente quantitativo di acciaio per la sua azienda che produceva bulloni e lame. Dopo due giorni di estenuanti trattative, nello studio dei suoi avvocati, aveva infine raggiunto un accordo. Il prezzo dell’acciaio di recente aveva avuto un notevole rialzo, ma Lamberto era riuscito a ottenere un grosso sconto sulla fornitura impegnandosi a citare sui suoi prodotti altamente qualificati, accanto al marchio della sua azienda, anche quello del fornitore, interessato a imporsi sul mercato europeo.
Erano da poco passate le nove di sera quando Lamberto rientrò in albergo e attraversò la hall dell’Excelsior. Era esausto. Non vedeva l’ora di rifugiarsi nella sua suite, farsi servire una cena spartana e infilarsi a letto, sintonizzando il televisore su un programma che lo avrebbe dolcemente accompagnato verso il sonno.
Stelvio, il portiere più anziano del grande albergo romano, lo raggiunse nel momento in cui Lamberto stava per salire in ascensore.
Si rivolse a lui con deferenza, parlando sottovoce: «Buonasera, conte. Mi perdoni se la disturbo, ma si è presentata una signora che ha chiesto di lei. Ha detto se potevo annunciarla all’ospite della suite 405 e ha precisato che la manda Mister Rosenberg. Le ho risposto che lei non era ancora rientrato, l’ho dirottata al bar, e le ho fatto servire qualcosa da bere. Adesso è seduta al banco e sta leggendo un libro».
Il conte domandò: «La conosciamo?»
Da oltre vent’anni, quando veniva a Roma, Lamberto alloggiava all’Excelsior. Con lui, Stelvio aveva un rapporto confidenziale e rispose: «No, signore, non l’abbiamo mai vista, ma posso assicurarle che la signora è molto giovane, molto bella, di gran classe».
Lamberto era contrariato per l’iniziativa dell’americano che evidentemente voleva ringraziarlo per l’affare concluso mandandogli una escort, mentre lui desiderava soltanto trascorrere una serata di totale riposo. Si trattenne dal manifestare la sua irritazione, che Stelvio colse perfettamente, tanto da affrettarsi a dire: «Ho capito, conte. La mando via con un pretesto».
«Ci penso io», tagliò corto Lamberto. E si avviò con passo deciso verso il bar dell’hotel, seguito dal portiere.
Quando furono sulla soglia del locale, che a quell’ora cominciava ad affollarsi di clienti, Stelvio gli indicò la donna che sedeva su un alto sgabello al banco. Aveva un viso bellissimo, senza trucco, il corpo sottile era fasciato in un semplice tubino di seta blu e calzava ballerine dello stesso colore che esaltavano le lunghe gambe seducenti. La ragazza era concentrata nella lettura del libro che teneva tra le mani. Il conte liquidò Stelvio con un gesto e si accostò a lei dicendo: «Sono l’ospite della suite 405».
Lei lo guardò, gli sorrise e replicò: «La mia agenzia mi ha mandato per conto di Mister Rosenberg. Sono incaricata di accompagnarla a cena».
Chiuse il libro, scese dallo sgabello e aggiunse: «Buonasera, signore», tenendo il volume in una mano.
Lamberto le chiese: «Che cosa sta leggendo?»
«Sto rileggendo Giuseppe e i suoi fratelli di Thomas Mann, uno degli autori che mi danno gioia.»
Lamberto si ammorbidì e disse: «Anche a me piace Thomas Mann». Fece una piccola pausa e proseguì: «Bene, la ringrazio per la sua disponibilità, ma…»
«Nessun ringraziamento, signore. Sono stata pagata per farle compagnia», lo interruppe lei.
«Io ceno da solo, questa sera, sono molto stanco», concluse il conte.
«In questo caso, sono io che ringrazio lei», rispose la ragazza, con un evidente senso di sollievo. Gli sorrise, poi si avviò con passo elastico verso l’uscita del bar. Lamberto la guardò allontanarsi, pensando che Stelvio l’aveva descritta perfettamente: molto giovane, molto bella, di gran classe. Lasciò il locale e salì nel suo appartamento. Ordinò una cena fredda al ristorante, poi chiamò l’americano per ringraziarlo del prezioso omaggio. Il cellulare di Mister Rosenberg era spento e allora si ricordò che, a quell’ora, l’uomo era già in volo per gli Stati Uniti.
Aspettando il servizio in camera, si spogliò e si infilò sotto la doccia. Quando tornò nel soggiorno, indossando un accappatoio di spugna, la sua cena era già servita sul tavolino, davanti al televisore. Lamberto lo accese e prese a spiluccare un carpaccio di finocchio e spicchi d’arancia sbucciati a vivo, in agro di limone, sale e olio profumato.
Intanto compose il numero del cellulare di Armanda, sua moglie. Lei non gli rispose e lui si ricordò che, quella sera, era a cena dai Casiraghi e, sicuramente, aveva silenziato la suoneria. Le scrisse un messaggio: «Sono stanco e vado a dormire. Rientro domani. Divertiti».
Armanda era una donna molto impegnativa, con una carica vitale inesauribile, sempre alla ricerca di nuovi interessi. Amarla significava non avere mai un attimo di pace, e Lamberto aveva ritrovato la serenità quando aveva smesso di essere innamorato di lei. Da qualche anno aveva preferito averla come amica piuttosto che come moglie. Vivevano sotto lo stesso tetto, ma non dormivano nello stesso letto. Ora se la immaginò mentre intratteneva i Casiraghi e i loro amici con il suo eloquio spumeggiante e il suo fascino impareggiabile.
Dopo averle scritto il messaggio, si sorprese a ricordare la bella ragazza seduta al bar, immersa nella lettura di Thomas Mann, e quasi gli dispiacque di averla mandata via. Ma era davvero stanco e non era nelle sue abitudini accompagnarsi a una escort.

 

Dalla voce dell’autrice:

QUESTO romanzo nasce dall’ascolto di tante storie che mi sono state raccontate nel corso degli anni dalle persone più disparate.
E dall’incontro con un sindacalista, Maurizio Landini, che mi ha illustrato, come solo lui sa fare, il mondo operaio.
Quindi ringrazio Maurizio Landini, segretario nazionale della CGIL, Roberta Turi, segretario generale della FIOM di Milano, Silvio Oldani e tutte le RSU della Lobo, Roberto Avanzo, amministratore unico della GN Factory s.r.l., Franco e Mimma, parrucchieri in Milano.
Non posso dimenticare le ragazze della Sperling. Un ringraziamento particolare a Donatella Barbieri, la mia editor.

 

Sveva Casati Modignani