Una giornata bestiale

Una giornata bestiale

di

Vincenzo Carriero

 

  • Formato: Formato Kindle
  • Formato: Cartaceo
  • Lunghezza stampa: 127 e-book
  • Lunghezza stampa: 140
  • Editore: 0111 Edizioni (28 novembre 2017)
  • Lingua: Italiano
  • Prezzo: 14,00 euro per il formato cartaceo
  • Prezzo:  2,99  euro per il formato e-book

 

https://www.amazon.it/Una-giornata-bestiale-Vincenzo-Carriero-ebook/dp/B077SYZPNJ/ref=tmm_kin_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=&sr=

 

SINOSSI:

Una giornata bestiale inizia sempre con la notifica di una cartella di Equitalia. Triste e amaro risveglio per Enzo, costretto a bere un caffè nero, bollente e che fa davvero schifo. Sua moglie, il punto fisso della sua vita, ha tanti pregi ma il caffè non è tra questi. Intanto la sfiga si accanisce e non basta una lite col vicino scassapalle, un tamponamento con un magrebino truffatore, una rapina che finisce male proprio davanti ai suoi occhi. Enzo dovrà combattere contro la sua coscienza, impersonata da un omino tutto naso e cattiveria, per tenersi i soldi che ha fregato a uno strozzino morto. Sarà salvato dal suo angelo custode, un essere strano con mille paturnie e difetti che risponde al nome di Miss Capitone. Questi lo accompagnerà in un viaggio irto, difficile e costellato di merda, sempre braccato da burocrati assassini, minolli e rostocchi, esseri ingannevoli che lo vogliono corrompere. Enzo giocherà una partita a ” Chi vuol esser trucidato” dove chi perde si spara un colpo in testa e arriverà al cospetto del Re di denari, il reggente di un mondo infernale dominato dalla burocrazia, l’alta finanza e la bramosia per i soldi. Riuscirà a salvarsi, Enzo? Oppure sarà costretto a rivivere il suo incubo ricorrente?

ESTRATTO:

D’un tratto ci trovammo dinanzi a un bivio.

La galleria si divideva in due tronconi. Ogni troncone era

contrassegnato da un cartello direzionale.

A destra per i ribelli, a sinistra per i mansueti.

«Questa è bella» dissi fermandomi di botto.

«Tu come ti senti? Ribelle o mansueto?» chiese Capitone

nonostante sospettasse già la mia risposta.

«Io sono un ribelle, dovresti saperlo» le dissi con cipiglio.

Finalmente ero io a parlare.

«Ah sì? Sentiamo. Chi sono i tuoi eroi?»

«Lasciami pensare. I martiri di Pietrarsa, Giovanni Falcone,

Roberto Mancini.»

«Chi, il calciatore?»

«Non meriti neanche una risposta» la rimbeccai sdegnato.

«Lo sai? I tuoi eroi sono tutti dei perdenti. Ti piacciono i

perdenti?» disse in tono provocatorio.

«Sì, essere ribelli significa essere dei perdenti. Sempre. È

impossibile sfidare il sistema senza perdere qualcosa. C’è chi

perde la vita, chi la libertà, chi l’onore, altri gli affetti. Io ho perso

tutto. In fin dei conti qualcuno deve esserlo; perdente intendo. Tu

non sei un perdente? Tu sei un diverso. Guarda come ti vesti. Hai

la minigonna e i baffi. Vuoi affermare la tua diversità ma sei un

reietto. Sei un emarginato. Quindi un ribelle. Sfidi la morale, la

società, il comune senso del pudore. Ma sei solo un frocio,

fratello.»

«Io sono confusa, confuso, insomma, io non so bene chi sono.

Non ho mai formato il pisello o la ciaccarella35. Sono un essere

dalla sessualità indefinita. Nostra madre mi ha uccisa al secondo

mese di gravidanza. Io però mi sento più femmina che maschio.

Sinceramente, ora che ci penso, credo che tu abbia ragione.

Siamo due perdenti, fratello.»

 

ESTRATTO:

«Come ti chiami?» gli dissi a un certo punto.

«Mi chiamo Pilade» fece lui «e sono un tossico, non ho nessuno

al mondo. Nessuno piangerà la mia morte, nessuno si

preoccuperà per la mia scomparsa. Non trovi buffo tutto questo?

Veniamo al mondo per vivere un’esistenza che ci porta alla

morte. Prima o poi dobbiamo abbandonare questo mondo.

Viviamo e ci affanniamo aspettando la fine. Come un conto alla

rovescia, un lungo percorso che ha la stessa meta per tutti.

Accumuliamo ricchezza, consumiamo risorse, ci vendiamo

l’anima. Per niente.»

Lo disse con una lucidità quasi disarmante.

«Ti sembra il caso di metterti a fare il filosofo?» gli chiesi un po’

incazzato.

«Ma ti sei guardato allo specchio? Scarpe firmate, camicia

firmata, mutande firmate. Sei omologato, sei uguale agli altri. Ti

vesti, pensi, parli come tutti gli altri. Sei un prodotto. Tu non sei

più umano. Non lo sei neanche nato, umano.»

«Ha parlato il tossico, quello che si è fumato il cervello. Hai i

neuroni fusi. Sei una merda. Hai buttato la tua vita nel cesso e hai

tirato lo sciacquone. Per piacere non farmi la morale.»

«Io una merda?» Pilade sembrava essersi risentito «può essere.

Però io ho fatto male solo a me stesso. Tu con la tua auto, con la

tua bella casa, i tuoi bei vestiti, i tuoi elettrodomestici, la tua

acqua potabile, la tua doccia, sprechi risorse, compri prodotti fatti

dall’altra parte del mondo da schiavi sottopagati, da bambini

denutriti, da madri violentate. Alimenti l’industria delle

multinazionali, quella del petrolio, delle armi. Il terrorismo

internazionale. Sei un criminale, come tutti. La cosa peggiore è

che non ne hai coscienza.»

«E tu invece chi sei?» gli ringhiai contro «te lo dico io chi sei. Sei

un uomo senza palle che si è arreso ancor prima di provarci. Hai

preferito la fuga, l’autodistruzione. Hai abbandonato la partita.

Sai che ti dico? Fanno bene se ti danno in pasto ai porci.»

 

 

Perché leggere il romanzo?  Esploriamolo assieme all’autore!

  • Quando hai progettato questa storia?

Anzitutto, ciao a tutti e grazie per l’ospitalità.

In realtà “Una giornata bestiale” non è stato progettato. E’ venuto fuori, quasi di getto. Probabilmente covava dentro, come una specie di fuoco. E’ il mio romanzo di formazione, quindi racchiude un po’ quello che penso, la mia visione del mondo, il mio malessere esistenziale. Spesso mi guardo intorno e quello che vedo mi sembra assurdo. Viviamo per comprare delle cose. Ve ne siete mai resi conto? La maggior parte del tempo lo impieghiamo per ottenere un risultato, una performance. In fondo è questo il senso di questo romanzo. Cercare di dare una risposta alla difficile, annosa domanda: “ Dove stiamo andando?”

  • Sei stato ispirato da qualche lettura, vecchia o recente? Hai qualche modello di riferimento, per scrivere i tuoi romanzi?

 

Ho attraversato un brutto periodo. Abbastanza lungo. Vi confesso che mi è balenata l’idea di farla finita. Questa è una cosa che sapevano in pochi. Ora lo sanno tutti. In quel periodo mi sono avvicinato alla lettura, voracemente. Ho divorato poesie, romanzi, specie quelli di Bukowski. Ho riconosciuto nelle sue parole lo stesso dolore che provavo io. Quello del fallimento, quello di inappropriata presenza in questo mondo. Mi sentivo e mi sento fuori posto. Difficile da spiegare ma è così. Quando ho letto Pulp, sempre di Hank, ho avuto una specie di rivelazione. Ecco, questo romanzo ne è una specie di tributo.

  • L’ambientazione è reale o di fantasia?

 

Tutti i miei romanzi sono ambientati a Napoli, la mia città. Anche se questa spesso resta in sottofondo. Si percepisce ma non la descrivo. Per essa parlano i personaggi che sono un suo prodotto. Questi poi, sebbene surreali, esistono davvero. Li ho conosciuti, li ho plasmati e fatti miei. Se ognuno di loro leggesse il romanzo, direbbe: “ Caspita! Questo sono io!”

 

  • Parlaci dei personaggi e definiscili brevemente con qualche aggettivo. Qualcosa che li renda irresistibili, agli occhi del lettore.

I personaggi, appunto. Sono delle macchiette, sempre. Cerco di esaltarne il loro lato surreale, ridicolo, eppure così vero. Tutti noi siamo diversi nella vita reale, diversi da come sembriamo. Se qualcuno ci conoscesse meglio, probabilmente riderebbe di noi. Non credo però, che i miei personaggi siano banali. Spesso incarnano virtù e vizi dell’uomo moderno. Ritengo che i miei romanzi abbiano diversi livelli di lettura. Più si scende in profondità, più si capisce qualcosa di me.

  • Che cosa desideri comunicare al lettore, con questo romanzo? C’è un significato nascosto, sotto la trama?

 

Credo che ognuno di noi cerchi di nascondere la bestia che è in lui. Credo pure che questa bestia sia in grado di rompere le catene più facilmente di quello che pensiamo. Come ci si salva allora? Con il coraggio di scegliere la strada della redenzione. Che è una strada irta, difficile, un percorso che costa tanto, è faticoso. Per percorrerlo bisogna essere onesti, soprattutto con se stessi. E bisogna avere il coraggio di rinunciare a qualcosa, anche a costo di essere considerati dei perdenti.

 

BIOGRAFIA:

Vincenzo Carriero nasce a Napoli nel 1975. Sposato, una figlia, un cane maltese e un pesciolino rosso che mangia come uno squalo bianco. Vegetariano ma non troppo, ama le barche a vela, i gelati di Mennella e la mozzarella. Diffida degli uomini in giacca e cravatta, dalle strette di mano poco convinte e dai sorrisi a 32 denti. Auspica la fine del capitalismo e l’abolizione della partite di pallone al sabato sera. Ha pubblicato due romanzi e un sacco di racconti. Collabora con la casa editrice Follie Letterarie scrivendo racconti per l’applicazione android ” Storie in coda.”