Mentre avevo perso la cognizione del tempo e stavo ormai per raggiungere un potente orgasmo, bussarono alla porta, rompendo il mio incanto.
Balzai veloce giù dal letto con le gambe molli a causa della vetta che stavo per raggiungere, madida di sudore e con una mano fradicia che nascosi dietro alla schiena, e mi avviai verso l’uscio con un misto di rabbia e delusione per non essere riuscita a finire prima quello che stavo facendo.
Quando aprii, a momenti le ginocchia non mi cedettero e dovetti aggrapparmi allo stipite con la mano incriminata prima che finissi a terra. Mio zio Keith mi stava fissando con sguardo curioso e un sorrisino di sbieco, mentre io cercavo di muovere la bocca nella vana speranza di riuscire ad articolare una parola di senso compiuto, ma mi uscirono solo dei sussurri mezzi striduli che non fecero che far allargare il sorriso sulle sue labbra.
«Disturbo? Sembra che ti abbia interrotta mentre facevi qualcosa… scusa, magari stavi studiando…»