Il sogno di Lalah – Presentazione e commento

 

 

  • Lunghezza stampa: 274 (per Amazon)
  • Editore: Delos Digital (28 novembre 2017)
  • Lingua: Italiano
  • ASIN: B077S8YVM4
  • EAN: 9788825404203

 

Saggi – saggio (325 pagine) – Anime e manga, l’utopia e la distopia. La visione idealista o pessimista del futuro nella letteratura disegnata giapponese e i suoi rapporti con la distopia e la fantascienza occidentale.
Tra gli anime (cartoni animati) e i manga (fumetti) del Sol Levante, nonostante il successo di personaggi dagli incredibili poteri e dal carattere eccentrico, è ancora possibile ritrovarvi quel medesimo gusto per la narrazione utopistica che in ambito letterario ha affascinato autori del calibro di Herbert George Wells, William Morris, Evgenij Zamjatin, Aldous Huxley e George Orwell. In particolar modo l’interesse per il lato oscuro dell’utopia, la distopia, è più che evidente. Basti pensare al Galaxy Express 999 di Leiji Matsumoto, nel quale più di uno dei mondi descritti soffre a causa di un brutale regime dispotico. Si consideri poi come catastrofi d’ogni genere e guerre apocalittiche, dai consueti scenari imperniati sull’impiego di armi termonucleari agli scontri su scala cosmica, si accompagnano sovente alle descrizioni di simili distopie (Ken il guerriero, Akira, Nausicaä della Valle del vento). Non mancano nemmeno speculazioni relative all’evoluzione futura dell’umanità, degne di Wells oppure di Olaf Stapledon, strettamente legate ai miti del post-umanesimo e al loro relativo trascendentalismo (Ideon, Evangelion). Inoltre il terrore di perdere ogni libertà, in nome di una sicurezza offertaci dalle macchine contro i pericoli di un mondo caotico, è parimenti presente assieme al terrore che la tecnologia possa sfuggirci di mano (Shinsekai yori, Psycho-Pass). Talvolta, come accade nelle opere di Hayao Miyazaki, ci si rifugia nell’ecotopia, tra miraggi messianici e irrealistici ritorni al passato. Eppure, nonostante un pessimismo apparentemente dominante, gli utopismi nipponici sono tutt’altro che privi di speranza. Lo prova il “sogno di Lalah”, la visione di un domani migliore che nasce nel bel mezzo dell’infuriare di un conflitto fratricida (Mobile Suit Gundam).

 

DOVE TROVARE IL ROMANZO: AMAZON, IBS

«Io non vado a morire ma solo a provare a me stesso se sono ancora realmente vivo oppure no». 

Cowboy Bebop, Ep. 26, The real folk blues-Part 2.

 

COMMENTO All’opera

È stupefacente la vastità della cultura di questo saggista, capace di spaziare con disinvoltura dai manga giapponesi ai saggi dedicati alla seconda guerra mondiale e ai film di Quentin Tarantino e di George Lucas – solo per citare due esempi. Confesso di aver iniziato la lettura di questo libro credendo che fosse un romanzo – così mi era stato detto da un’amica ed, essendo onnivora, l’ho preso senza consultare le specifiche del testo – ma, giunta alla fine del capitolo “La mortalità, la guerra e l’apocalisse”, mi sono ritrovata a sperare che in seguito NON ci fossero trame romanzate. Di solito la saggistica mi annoia, ma sarebbe stato impossibile resistere a quel costante ritorno al passato evocato da tutti i riferimenti agli anime, ai film e ai telefilm di fantascienza degli ultimi decenni.
L’autore analizza alcuni fra gli anime più futuristici (Ken il guerriero, Conan, Gundam, ad esempio), dove al centro di tutto è sempre l’uomo, con le sue problematiche, le sue decisioni, spesso infelici e drammatiche, e le loro inevitabili conseguenze (popolazioni soggiogate e distrutte, un mondo fertile che diventa inospitale, ecc…).

 

Se la sanguinaria soldataglia viene spazzata via senza troppi complimenti, al contrario ai warlord è rivolta un’attenzione particolare non solo nel corso della lotta intrapresa contro questi ultimi ma nel momento cruciale della loro capitolazione. Quando questi signori della guerra vengono messi in ginocchio e privati di tutto quel potere che avevano accumulato nelle loro mani, essi per primi avvertono la necessità di aprire il loro cuore e solo allora comprendiamo il perché si siano incamminati su di una strada sbagliata, impiegando male le loro doti e ricoprendosi di disonore. Il loro accomiatarsi dal mondo, a differenza di quel che si potrebbe pensare, non avviene mai nella rabbia e nella paura. Hanno sempre modo di pronunciare un ultimo toccante discorso, senza mostrare più alcuna ostilità nei confronti del loro uccisore, l’uomo con il quale stavano duellando solo sino a pochi istanti prima. Tale, ad esempio, è la sorte a cui va incontro il colonnello Sauzā (Souther, Sauzer), abbattuto sui gradoni di quella medesima piramide che aveva voluto farsi erigere quale futura tomba, oppure Raoul, il fratello adottivo di Ken. Entrambi avevano puntato alla sovranità, il primo arrivando a farsi chiamare Seitei (Sacro Imperatore), il secondo autoproclamandosi Ken-Oh (Grande Re, Re del Pugno, Re di Hokuto).

 

E, come dicevo, non mancano le dissertazioni su fatti storici realmente avvenuti e l’analisi del loro inserimento in anime e manga nipponici.

Se il nippo-tedesco del manga La storia dei tre Adolf di Tezuka si disumanizza progressivamente, corrotto sempre più un giorno dopo l’altro dall’ideologia antisemita del Reich, qui abbiamo l’attestazione storica di assassini di massa che compivano i loro lavoro di macellai con spensierata gaiezza. Inoltre, pur non pronunciandomi riguardo alle accuse di buonismo rivolte da Diamond agli antropologi, dipinti come dei tonti raggirati e inteneriti dagli indigeni, il ritratto che ha fatto dei governi coloniali, descritti come dei benevoli portatori di pace, è un grossolano falso storico. Si tratta di una menzogna risalente ai tempi dell’imperialismo che trasuda razzismo da tutti i pori, stiamo parlando del cosiddetto fardello dell’uomo bianco” (the White Man’s Burden). Il quale avrebbe avuto il preciso dovere etico di andare a civilizzare quei selvaggi che altrimenti, privi della sua guida illuminata, avrebbero finito con il massacrarsi a vicenda dal primo all’ultimo.

Pagina dopo pagina, l’autore ci guida in una lettura ragionata, ma mai pesante, in cui ogni cosa viene interpretata sulla base della cultura giapponese e su criteri universali. È stato interessante scavare in concetti che sicuramente tendono a passare inosservati, ai bambini affascinati da queste storie, e che invece hanno un rilievo etico, umano e storico di grande portata. Ad esempio, perché il personaggio di Julia, di Ken il Guerriero, è stato tratteggiato con quelle specifiche caratteristiche comportamentali, anziché essere esattamente l’opposto? Cordella offre una risposta sulla base delle usanze giapponesi dell’epoca. E come mai, sul finale di Conan, gli anziani non partono assieme ai giovani, alla ricerca di una salvezza? Non certo perché sono affezionati alla Terra, ormai invivibile… la risposta, in questo libro.
Ma queste sono solo due delle infinite curiosità che troverete in questo saggio.

 

Si pensi al film The Truman Show (1998) di Peter Weir, nel quale uno sfortunato giovanotto è l’inconsapevole prigioniero del set di un reality show, nel quale ha trascorso tutta la sua esistenza senza saperlo. In entrambi i casi, qui come in Megazone 23, la materia delle gabbie descritte è intrecciata con il più puro distillato del pensiero di Dick. In The Truman Show l’involontario attore, dopo aver aperto gli occhi riguardo all’effettiva natura dell’inesistente paesino in cui è rinchiuso, intraprende una difficile odissea attraverso l’universo-studio televisivo che lo circonda, rischiando la vita per avere il privilegio di poter uscire una volta per tutte da quel set disumano. Similmente in Megazone 23 pochi fortunati, a bordo di una capsula di salvataggio, riescono ad atterrare sulla Terra, sulla quale i loro discendenti dovranno affrontare diverse sfide ma quantomeno non saranno più raggirati dall’inganno della finta Tokyo.

E potrei postare esempi fino a copiare quasi tutto il saggio, tant’è ricco di esempi, rimandi e citazioni.
Lo consiglio a tutti coloro che hanno amato i primi anime giapponesi e i vecchi film e telefilm di fantascienza – ad esempio, la “Fuga di Logan” – e vogliono riscoprirli ancora, scoperchiando segreti e curiosità che, forse, a suo tempo sono passati inosservati.

 

CONOSCIAMO L’AUTORE!

Claudio Cordella è nato a Milano il 13 luglio del 1974. Si è trasferito a Padova dove si è laureato in Filosofia, con una tesi dedicata all’utopismo di Aldous Huxley, e in seguito in Storia, con un lavoro imperniato sulla regalità femminile in età carolingia. Nel 2009 ha conseguito un master in Conservazione, gestione e valorizzazione del patrimonio industriale dopo aver svolto uno studio incentrato su di un canapificio storico; situato a Crocetta del Montello (Treviso), compiuto assieme a Carmelina Amico.
Scrive narrativa e saggistica; ha partecipato a diversi progetti antologici e ha collaborato con alcune riviste. È stato il vice direttore del web magazine Fantasy Planet (La Corte Editore). Nel 2012 ha partecipato all’ottavo Congreso Internacional de Molinologia, che si è svolto a Tui (Galizia), con un intervento intitolato Il mulino di Villa Bozza, la conservazione possibile, attraverso un progetto imprenditoriale, dedicato alla storia di un mulino padovano e scritto in collaborazione con Camilla Di Mauro.
Recentemente, per LA CASE books, è uscito Fantabiologia. Dai mondi perduti a Prometheus, un saggio di storia della cultura popolare da Jules Verne a Sir Ridley Scott.