Il mio lungo viaggio – 90 anni di storie vissute

 

Il mio lungo viaggio

90 anni di storie vissute

di Piero Angela

  • Copertina rigida: 224 pagine
  • 4 – 5  ore di lettura, 60,000 parole
  • Editore: Mondadori (30 maggio 2017)
  • Collana: Ingrandimenti
  • Lingua: Italiano
  • ISBN-10: 8804663359
  • ISBN-13: 978-8804663355

Ha viaggiato nel corpo umano, nella preistoria, nel passato e nel futuro, e ogni volta ci ha portati con sé

 

Con questo libro, Piero Angela ci accompagna in un viaggio diverso, attraverso due secoli e molti continenti, in mezzo a mille peripezie, incontri, scoperte e avventure: la sua vita. Il principe della divulgazione televisiva, l’autore di decine di bestseller che hanno svelato a tre generazioni di italiani la bellezza della scienza, stavolta ha scritto un libro diverso: «Non è un libro di divulgazione scientifica, ma un racconto personale dedicato al pubblico che da tanti anni mi segue nel mio lavoro, spesso con vero affetto … Il libro racconta le mie esperienze di lavoro, il ‘dietro le quinte’ di oltre mezzo secolo di televisione… Ma per la prima volta rispondo anche a certe domande che spesso mi vengono rivolte in occasione di incontri o conferenze, e che riguardano la mia vita, la mia formazione, gli inizi in RAI, il pianoforte, persino la mia infanzia».

 

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ESTRATTI

L’attacco dei guerriglieri

Oggi molti dei viaggi che si potevano fare in passato sono diventati difficili o addirittura impossibili, per via dei conflitti armati. In particolare in certe aree (bellissime) del Medio Oriente o del Nord Africa. Un esempio: nei primi anni Settanta si poteva viaggiare tranquillamente nell’Afghanistan (dove regnava ancora un re) e visitare a cavallo le zone dei talebani! O si poteva, cosa che abbiamo fatto con Alberto, attraversare in tre giorni il deserto del Ténéré (nome che in lingua tuareg significa “il Nulla”) nel Niger, dormendo in tenda. In quella stessa zona, dieci anni dopo, Alberto tornò con una troupe di “Ulisse” per girare una puntata sui deserti: furono attaccati, picchiati e sequestrati da guerriglieri armati, che rubarono tutto quello che c’era da rubare – perfino le fedi nuziali –, li minacciarono di morte, perché cristiani, e, dopo una notte di terrore, se ne andarono. Si seppe poi che poco prima avevano attaccato una jeep con quattro viaggiatori tedeschi, ferendo gli uomini e stuprando le donne.

 

La nascita del nuovo Telegiornale

Fabiani mi disse che da più di un mese stavano preparando una nuova edizione, quella delle 13.30: un Telegiornale sperimentale, completamente nuovo. Fino ad allora, infatti, le notizie venivano lette dagli annunciatori, inevitabilmente in modo rigido e ufficiale; ora invece sarebbero stati i giornalisti a raccontare gli eventi, con collegamenti, filmati e interviste in studio (cioè la formula che oggi si usa in tutti i notiziari televisivi).
Mi spiegò che avevano problemi per la conduzione. Un conduttore l’avevano trovato, Andrea Barbato, ma ne mancava un altro. Aggiunse: “Domani mattina vai in redazione, e alle 13.30 si fa una prova completa, come se andassimo in onda”. Gli dissi subito che tornare a Roma a condurre il Telegiornale non mi andava proprio per niente. “Intanto facciamo, poi ne parliamo.”
Il mattino seguente andai quindi in redazione. Il caporedattore di quell’edizione era Biagio Agnes (futuro direttore generale della RAI). Alle 14, finita la prova, uscii dallo studio e Fabiani mi disse: “Adesso riparti per Bruxelles, e mercoledì torni giù con la valigia, perché lunedì prossimo iniziamo”.
“Un momento, un momento…” protestai io.
Parlammo a lungo; conosceva bene la mia poca simpatia per la politica italiana (soprattutto dopo tredici anni di permanenza all’estero) e la mia indipendenza. Mi rassicurò dicendo che questo nuovo Telegiornale era diverso dagli altri, con inviati propri e, soprattutto, con uno spirito completamente nuovo.
[…]
Devo dire che Fabiani mantenne la promessa: fu un Telegiornale innovatore, più completo e professionale (e Agnes si rivelò un caporedattore davvero creativo).