ROMICS 2017 – La magia a Caput Mundi

 

ROMICS 2017
A cura di Fabrizio Melodia

 

Dal 5 all’8 ottobre – corrente anno, presente secolo, attuale millennio nel “sistema solare” dell’universo noto – Roma si è colorata di fantasia, creatività e buone dosi di fantascienza: Città Eterna, almeno per lo spazio di un wormhole, Città del Futuro con il Tevere crocevia di mondi e di culture.
Così ho preso il coraggio a due mani e, imbarcatomi coraggiosamente sul tettuccio di un autobus a forma di sedile, ho viaggiato alla volta della Caput Mundi per immergermi in Romics, nota fiera del fumetto.
Armato di reflex, del pc e del fedele quaderno Moleskine, cambiando fra metrò e due treni (tutti mi hanno detto di evitare i bus romani) sbarco alla Fiera di Roma, rimanendo impressionato da tale edificio. Una scalinata di ferro e una lunghissima galleria mi portano al grande cancello che divide l’entrata dall’edificio principale e dai sette padiglioni dedicati alla fiera.
Giovedì, dunque infrasettimanale, la giornata dovrebbe essere calma e tranquilla, poche persone ma buone: in realtà la gente arriva piano piano e poco prima dell’apertura ufficiale della fiera, il piazzale è gremito da non poterci camminare.
Tantissimi i cosplayers, cioè i mattacchioni che si vestono da personaggi di cartoni, film e chi più ne ha più ne metta: all’occhio balzano i manga e i fumetti fantastici, oltre che orrorifici, come il bellissimo Tokyo Ghouls.
I tentacoli di quelle belve fantastiche sembrano prendermi di sorpresa ma è un bellissimo robot della serie fantascientifica Transformers a farsi avanti spada elettronica sguainata, per difendere i malcapitati da quel simpatico ghoul.
I supereroi americani sono quasi ovunque ma non in maniera troppo marcata e anche gli eroi della Disney sono abbastanza timidi in mezzo ad altri costumi più particolari.
All’apertura della mostra, una nota dolente va all’organizzazione: non è stato istituito un ingresso per espositori appiedati e pubblico diligente, oltre ad aver messo le Forze dell’Ordine all’entrata a perquisire zainetti e costumi con metal detector. Anche qui a quanto sembra la paura serpeggia in presenza della creatività e della fantasia, o – come affermava Lovecraft – la più antica paura dell’uomo, quella dell’ignoto, di non poter vedere nell’oscurità, è sempre in agguato.
Andando oltre, visito con calma i padiglioni, partendo dal meno ovvio, dedicato ai giochi da tavolo e di ruolo, di cui sono un appassionato.
Balza subito all’occhio: tutti gli stand sono ben sistemati secondo una pianta che ricorda le città romane, tutto appare ordinato e con un senso logico.
La mia sicurezza naufraga appena la gente s’accalca e la confusione sale ai massimi livelli (mai vista una stazione spaziale così affollata) nei tanti stand a tema.
Rapito da giochi ambientati in fantamondi, incontro l’associazione La Tavola Rotonda che raccoglie emozioni e consensi tenendo per due ore le persone a contatto con «Anime e Sangue» i cui protagonisti sono piloti di robottoni in stile giapponese.
M’immergo poi nel padiglione delle case editrici, dove valenti fumettisti si prestano a meravigliosi workshop di disegno per adulti e bambini.
Per tacere delle varie associazioni di settore, quali lo Star Trek Italian Club, il Doctor Who Italian Club, la Gundam Italia, la Batman Shadows e la Ghostbusters Italia: una ciurma di appassionati che promuove passione e fantasia alla massima potenza.
Anche l’associazione di studi tolkieniani fa la sua bella figura, con seminari sulla scrittura e la lingua elfica, sulle quali hanno scritto un interessante e pratico compendio per chi (come me) non parla l’antica lingua di Gran Burrone.
Fra i duelli medioevali dell’antica scuola d’armi di Roma e gli scontri a colpi di spade laser (vere: le ho provate e funzionano alla grande) delle associazioni di Star Wars, intente a promuovere l’uscita italiana di «Gli ultimi Jedi», arrivo all’area degli autori emergenti, dove mi si apre il cuore.
Spazio ristretto rispetto ad altri stand, talmente piccolo da far fatica a stare in due, i novelli artisti del fumetto mi deliziano con lavori di sperimentazione cromatica e storie fantascientifiche che mi auguro possano trovare la strada del pubblico vasto.
Arrivo allo stand di Diabolik dove fra un acquisto e l’altro (finalmente sono riuscito ad avere l’albo speciale “Il re del terrore – Il remake” da tempo ricercato) riesco pure a ricevere una splendida tavola disegnata dal Riccardo Nunziati, che mi istruisce sui festeggiamenti venturi in terra lucchese a seguito del compleanno editoriale del “Re del Terrore”, 55 anni portati divinamente, tuttora il terzo fumetto più venduto in Italia, dopo Tex e Dylan Dog.
Le conferenze di settore sono varie e ben fatte, alcune davvero notevoli, come le dimostrazioni di trucchi cinematografici e la conferenza sui robot giapponesi, in occasione dell’uscita nelle sale a fine ottobre del nuovo «Mazinga Z – Infinity», dove il robottone per antonomasia festeggerà i 50 anni affrontando un redivivo e particolarmente arrabbiato Dottor Inferno, in un roboante scontro a colpi di pugni a razzo e raggi fotonici old style.
Con una conferenza tenuta da Francesco Gabbani – vincitore dell’ultimo SanRemo con l’abrasiva “Occidentali’s Karma” – si arriva alla premiazione di Paolo Eleuteri Serpieri, Romics d’Oro alla carriera dopo anni di fumetto d’autore di alto livello. La sua saga «Morbus Gravis» tuttora fa bella mostra di sè nella mia libreria (un fumetto fantascientifico che definire inquietante e morboso è poco). Ispirato vagamente al romanzo breve «Universo» di Robert Heinlein, ha per protagonista una procace e agguerrita Druuna che si muove in un mondo distrutto da un terribile morbo e dal quale lei sembra essere totalmente immune… Fino allo sconcertante finale.
Nel momento in cui le edicole italiane sembrano attraversare uno dei periodi peggiori per l’afflusso di lettori, dalla Romics traspare un segnale forte che indica la direzione: più fantascienza (soprattutto di taglio steampunk?) e più fantastico. Come suggeriva il buon Albert Einstein, la creatività è contagiosa e va diffusa; nel suo piccolo il Romics lo ha fatto egregiamente.