Attraverso i miei piccoli occhi
Emilio Ortiz
Descrizione
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Questo libro è il racconto delle avventure quotidiane di una creatura eccezionale, coraggiosa e altruista come solo un cane può essere, filtrate attraverso i suoi piccoli e attentissimi occhi capaci di osservare la natura umana in maniera sempre ironica e meravigliata, diretta e irriverente. Una storia commovente di fedeltà, nella prospettiva di un cuore puro e innocente. Una testimonianza del fatto che la differenza tra umani e animali non sta nelle apparenze ma nel loro sguardo sulla vita.
Addio allevamento, addio 1
Mi piacciono le mattine, le mattine portano sempre novità. Alcuni miei compagni ancora sonnecchiavano, altri stavano addirittura già abbaiando. Io di solito ero tra i primi a svegliarmi, ma quel giorno fu tutto diverso. In realtà, non ero stanco e non avevo nemmeno voglia di oziare; mi sentivo fresco come una rosa.
Sentii una porta che si apriva, credo la principale. Poi avvertii schiudersi quella del corridoio dove c’era la mia gabbia. Era tutto molto strano. Di solito, quando gli umani venivano in allevamento erano piuttosto metodici e prima – logico – guardavano le gabbie più vicine all’entrata. Stavolta sembrava avessero un obiettivo ben preciso: il mio box.
Quando sentii la voce di Jeremy e poi quella di Margaret, il cuore iniziò a battermi all’impazzata dalla gioia.
«Andiamo, Cross, oggi sarà un giorno molto speciale per te».
Io sapevo che nei nostri allevamenti, a differenza di ciò che succedeva in alcuni canili, questo era un segnale positivo. In sintesi, non ti avrebbero fatto fuori, ecco.
Iniziai subito a scodinzolare energicamente e a mordicchiare il mio materassino. Margaret si mise a ridere mentre Jeremy mi agganciò il guinzaglio e, tirandomi, mi disse: «Coraggio, Cross, saluta i tuoi amichetti».
Andai ad annusare il muso di Drim, uno schianto di labrador nera, perché d’accordo che sono castrato, ma non sono mica scemo. Annusai tutto quello che avevo intorno ed ebbi l’impressione che non avrei più visto, odorato, calpestato quel posto e che, una volta chiusa la gabbia alle mie spalle, non sarei mai più tornato lì.
In effetti, la porta principale dell’allevamento si chiuse secca, e così anche una fase della mia vita.
Non era stato un brutto periodo, ma bisogna riconoscere che lì a volte mi annoiavo e stavo sempre ad aspettare che Jeremy, il mio educatore, venisse a impartirmi una qualche lezione. Il bello era che convivevo con un gran numero di miei simili.
Mi fecero salire sul furgoncino della mia scuola, il furgoncino su cui salivamo quasi tutti i giorni per andare agli allenamenti. Dentro c’erano altri cinque compagni, alcuni li conoscevo perché avevamo fatto qualche lezione insieme in città o perché avevo giocato con loro nello sgambatoio.
Il percorso fu breve; dall’interno non si riusciva a vedere niente, ma sapevo che non stavamo andando in città. Improvvisamente il portellone posteriore si aprì e apparve il sorriso di Margaret e, dietro di lei, intravidi la nostra scuola. Jeremy agganciò il guinzaglio a uno dei miei compagni e lo portò via.
«Bene, ragazzo, tu sarai il primo a conoscere il tuo proprietario definitivo».
All’improvviso fui travolto da un insieme di strane sensazioni. Era come se alcune incognite sepolte nella parte più profonda di me iniziassero a chiarirsi. Non mi ero mai chiesto, almeno non in modo consapevole, quale fosse lo scopo di tutto ciò.
La naturale e spontanea risposta a questi interrogativi era magica e bella. Ero invaso da un’emozione incontenibile e di colpo tutto acquisì un senso; seppi che quel giorno e quel momento sarebbero stati cruciali per me, e mi sentii molto speciale. Fino ad allora era sembrato un gioco, ma il bello, il meglio, lo straordinario doveva ancora venire e sarebbe venuto adesso.
Fu tale l’emozione per quel cambiamento che non ci fu più posto nella mia testa o nel mio cuore per pensare a tutto ciò che mi sarei lasciato alle spalle.
Intuii che avrei abbandonato, forse per sempre, quel luogo e i miei amici a quattro zampe e che la mia vita sarebbe stata radicalmente sovvertita. Presto accantonai i pensieri e le riflessioni e iniziai ad annusare i miei amichetti. Partii da un maschio della mia razza, un golden retriever. Non riconoscevo l’odore del suo deretano ed ero quasi certo di non averlo mai incontrato, perché ho una memoria infallibile per certe cose e non dimentico mai l’odore di un sottocoda.
Quel golden, un po’ più piccolo di me, mi ricambiò l’annusata ed entrambi iniziammo a scodinzolare felici. Preso dall’entusiasmo, gli appoggiai una zampa sul collo per fingere di buttarlo a terra e rendere il gioco un po’ più frizzante. In un attimo fu il caos perché i nostri altri quattro compagni si unirono all’allegra baruffa. Da fuori probabilmente si sentiva il rumore dei collari che andavano a sbattere contro la lamiera del furgoncino.
D’un tratto una labrador bianca uscì da quell’intrico di code, zampe e musi e, come fosse in trance, iniziò a girare su se stessa mordendosi la coda. Un mio compagno e io ci scambiammo un’occhiata complice e ci lanciammo a mordicchiarla, e lei fece lo stesso con noi.
Si creò un incredibile scompiglio, anche se lo spazio non permetteva grandi manovre. Gli altri due cani iniziarono ad abbaiare e noi a ringhiare, ma di gioia. Annusai il posteriore della cagnetta e mi accorsi che era Mani, una labrador che non vedevo da mesi. A quel punto interruppi il gioco, mi paralizzai. La realtà, il cambiamento e un anticipo di nostalgia mi catturarono per un attimo e in me si alternarono gioia e tristezza, inquietudine e incertezza; presto avrei smesso di vivere circondato dai miei simili. Sapevo che la vita che mi aspettava sarebbe stata piena di soddisfazioni, ma la semplice idea di sapere che ciò che avevo conosciuto fino ad allora non sarebbe mai più tornato mi causava una vertigine sconosciuta.
Improvvisamente il mio cervello riceveva un tremendo carico di adrenalina e, insieme, un altro di nostalgia; stavo forse per varcare l’inospitale frontiera da cucciolo a adulto?
L’autore, Emilio Ortiz
Emilio Ortiz è nato nel 1974 a Baracaldo, nei Paesi Baschi. Laureato in Storia, ha avuto da sempre la passione per la lettura e la scrittura, che gli ha richiesto grandissimi sforzi in quanto ipovedente, e ora completamente cieco. Il braille e altri sistemi e software specifici gli hanno permesso di scrivere Attraverso i miei piccoli occhi, edito in Italia da Salani nel 2017, ispirato al legame con il suo cane guida, Spock.
(Biografia e fotografia tratte dal web)
