La torinese Luisa Paglieri, linguista e filologa, è esperta di mitologie e di folklore; una passione che esprime nei suoi racconti, unendo la conoscenza storica al gusto per il fantastico.
Torino e le valli piemontesi costituiscono lo sfondo ideale per una narrazione cha sa reinterpretare le figure fiabesche in chiave contemporanea. I personaggi che animavano le veglie nelle stalle durante le lunghe serate invernali vengono inseriti in un contesto attuale, come a ricordarci che il “magico” continua ad esistere tutto intorno a noi, basta avere l’animo e gli occhi per vederla, anche in mezzo alla civiltà industriale che sembra così lontana dal regno dell’immaginario.
Il protagonista è un Elfo, o meglio un Mezzelfo, che ha deciso di fare il taxista, anziché di vivere nel suo regno incantato. Forse la sua parte umana sente il bisogno di movimento e di azione, di mettersi alla prova, come non riuscirebbe a fare nel perfetto, ma probabilmente un po’ statico, mondo elfico. Il suo compito è quello di fare da mediatore con il mondo degli umani per regalare ad essi una briciola di saggezza ed aiutarli a scoprire se stessi. «Guidato dalla sua sensibilità elfica, che gli faceva percepire la vita e il dolore di tutti gli esseri viventi, avrebbe potuto sollevare le sofferenze di molti», spiega l’autrice e ricorda come la figura dell’auriga sia significativa nelle diverse mitologie: non soltanto conduce l’eroe in battaglia e lo assiste nelle sue prove ma diviene anche guida delle anime e traghettatore tra i mondi. Il taxista può parere al confronto una figura assai più prosaica, ma in fondo può essere considerato come l’ultimo rappresentante di quella antica e nobile categoria. Seguiamo pertanto Ariel (nome che nasce dalla conoscenza approfondita e dall’amore dell’autrice per l’opera di Shakespeare) nei suoi vagabondaggi; saliamo sul suo taxi; egli ci accompagnerà a conoscere i luoghi ed i personaggi di un Piemonte incantato, tra folklore, storia e leggenda.
Se il capoluogo è “città magica per eccellenza”, vi sono nelle valli che lo circondano altrettanti elementi fantastici, spesso poco noti rispetto a quelli di altre regioni italiane, che meritano di essere riscoperti. Il percorso si snoda tra la città di Torino e la valle di Susa, alla ricerca dei misteri di antichi popoli come i Goti e i Longobardi; e poi ancora tra il basso Piemonte e le valli alpine seguendo folletti come il Servan e il Guenillon, le Masche e le Fate, gli Gnomi e i Nani delle caverne.
Tradizioni leggendarie come quella delle Grotte alchemiche sotto Palazzo reale o il legame del Graal con la Chiesa della Gran Madre, si uniscono alle tracce archeologiche rivisitate in chiave fantastica, il tutto condito da un pizzico di mistero e da una dose di leggera ironia che rende la lettura avvincente e piacevole.
Cinque racconti di “urban fantasy” che l’autrice costruisce come detective stories, dosando sapientemente ingredienti magici e quotidiani per condurre il lettore alla soluzione finale, nella quale si svelano non soltanto gli esiti delle vicende narrate, ma soprattutto i tesori nascosti nelle nostre terre piemontesi e nella tradizione popolare.

Chiara Neirotti