Giallo d’Ischia

 

GIALLO D’ISCHIA

di

Massimo Bertarelli

Titolo: Giallo d’Ischia
Editore: LFA Publisher
Pagine: 197
Cod. ISBN: 978-88-3343-046-1
Formato: cartaceo
Prezzo: 15,42
DOVE TROVARE IL ROMANZO: AMAZON
SINOSSI:

Circa 1185 a.C. – Un profugo ittita sbarca sull’isola d’Ischia dopo essere scampato a una violenta tempesta. Un’eruzione del vulcano Epomeo sotterrerà i suoi sogni oltre a un prezioso pugnale.
Fine dicembre 1908 – Pochi giorni dopo il terremoto di Messina, il manufatto viene trovato da un ragazzino che, in futuro, diventerà uno dei tombaroli più attivi sull’isola e lascerà in eredità i tesori dissepolti.
Tempi attuali – Catello Iodice, nipote del tombarolo, celibe, pescatore di frodo e accanito scommettitore, per sanare i debiti di gioco mette in vendita i tesori del nonno. Proprio il pugnale attira sull’isola un magnate americano, da anni assiduo frequentatore del mercato illegale di reperti antichi. Il ritrovamento del cadavere di Iodice nella Baia di Sorgeto è il primo di una catena di omicidi all’apparenza collegati tra loro. Il commissario Mimmo Criscuolo, coordinato dal sostituto procuratore Elena Carbone, al termine di una settimana di intricate indagini può solo ipotizzare ciò che ritiene sia accaduto non essendoci più indiziati ancora in vita. Solamente il lettore, nell’ultimo capitolo, conoscerà la verità che nessuno potrà mai scoprire.

 

ESTRATTO:

Non appena arrivati, ad Antimo bastò un’occhiata per rendersi conto che la piccola frana doveva es­sere stata causata dal terremoto. Su quei terreni aveva lavorato per decenni, li conosceva come le sue tasche e non aveva mai sospettato che sotto i suoi piedi si nascondessero cavità del genere. Ac­cese la lampada, prese per mano il nipote che alla sua si avvinghiò, e s’inoltrarono all’interno. Il chia­rore del lume illuminò subito il teschio, si trovava al centro di un anfratto poco profondo, alto quanto bastava per rimanere eretti. Sempre con il nipote a fianco, portò la lampada sopra la testa e la fece roteare per quanto gli permetteva l’estensione del braccio. Fu così che il raggio di luce illuminò un paio di strane anfore appoggiate contro la parete più lontana. L’imboccatura era piccola e stretta, aveva­no sottili maniglie ai lati e la base, anziché larga e piatta, terminava a punta. Antimo pensò che fosse­ro reperti antichi, forse Vincenzino aveva scoperto una tomba risalente a chissà quanti secoli prima, forse millenni.
Così assorto nei propri pensieri non si rese conto che il ragazzino si era staccato da lui, aveva smosso con un piede la terra nel punto dove spuntava un brandello di stoffa, a poca distanza dal teschio. Quando Antimo si voltò vide l’espressione sbalordita del nipote. Aveva gli occhi sgranati e la bocca aperta, non riusciva a proferire parola per la troppa emozione. Si stava rigirando per le mani uno strano pugnale dalla forma arcuata, di colore giallastro. Non era di metallo, sembrava un osso levigato.
Di lì a poco lo stupore si dipinse anche sul volto di nonno Antimo, quando vide che l’impugnatura, su entrambi i lati, era ricoperta da una sfarzosa serie di pietre rosse, verdi e blu.

 

 

Perché leggere il romanzo? 

Esploriamolo assieme all’autore!

 

  • Quando hai progettato questa storia?
  • La prima stesura è del 2012, all’epoca l’avevo intitolato Rosso d’Ischia, in omaggio ai bellissimi tramonti di Forio. Non trovando nessun editore free disposto a pubblicarlo, decisi di spendere qualche soldino affidandomi a un professionista che mi rilasciò una corposa scheda critica. La trama non era male, scrisse, però non funzionavano i personaggi principali. Lo lasciai per un paio d’anni nel classico cassetto, quando lo ripresi in mano cancellai tutto ciò che mi era stato detto non funzionante, mi ritrovai con una trentina di cartelle da salvare. Mi venne in mente di promuovere a protagonista un personaggio secondario, gli affiancai un piccolo gruppo di collaboratori, cambiai titolo… ed eccoci qui a parlarne.
  • Sei stato ispirato da qualche lettura, vecchia o recente? Hai qualche modello di riferimento, per scrivere i tuoi romanzi?
  • Avrò avuto sette anni quando iniziai a leggere, adesso ne ho sessantaquattro, fate voi il conto da quanto tempo la lettura mi stia ispirando. Ho iniziato però a scrivere tardi, dodici anni fa per raccontare le mie storie di vita podistica, quando alla bella età di cinquantadue anni mi venne voglia di correre una maratona. Il passaggio dai racconti al romanzo è stato del tutto spontaneo, senza averne avuto segnali premonitori, otto anni fa. Non ho modelli di riferimento, ho tantissimi autori che mi hanno fatto da maestri di scrittura: da Scerbanenco per arrivare fino a De Giovanni, ma se dovessi citarli tutti, compresi gli stranieri, faremmo notte.
  • L’ambientazione è reale o di fantasia?
  • Assolutamente reale. Chiunque sia stato a Ischia lo potrà confermare.
  • Parlaci dei personaggi e definiscili brevemente con qualche aggettivo. Qualcosa che li renda irresistibili, agli occhi del lettore.
  • Se pensassi di avere costruito dei personaggi irresistibili sarei un presuntuoso, ora come ora non credo di averne la capacità e chissà mai se sarò in grado di farlo. Ma se qualcuno, come me, si è stancato di leggere nella narrativa gialla e noir di scienza e tecnologia sempre più esasperate, che più è splatter e meglio è, oppure personaggi con sulle spalle tutti i problemi del pianeta, che non riescono ad andare d’accordo con il prossimo, soprattutto se si tratta di questioni di cuore, maneschi, feroci, drogati, alcolizzati, borderline e chi più ne ha più ne metta, ecco, nel mio giallo troverà persone in gamba nel proprio lavoro e assolutamente normali. Tanto per fare un esempio, un commissario sovrappeso che va a lavorare in bicicletta, alla mano e simpatico, innamorato della moglie e, come tanti di noi, capace di addormentarsi sul divano guardando la televisione.
  • Che cosa desideri comunicare al lettore, con questo romanzo? C’è un significato nascosto, sotto la trama?
  • L’ho scritto qui sopra, chi ha altri gusti ha già capito che non sono un autore per loro. La mia è narrativa d’intrattenimento, almeno così spero che sia. Qualche ora di piacevole lettura per cacciare fuori dalla testa i problemi della vita che ci assillano.

 

 

BIOGRAFIA:

Nasco a Milano a metà del secolo scorso, sulle sponde del Naviglio Pavese. All’epoca era estrema periferia, oggi è il cuore pulsante della movida milanese. Amante della tranquillità e del verde, da decenni vivo in Brianza. Per quarantatré anni, ahimè, contabile, e se non bastasse ciò pure pendolare. Inoltre, se mi fossi gestito meglio ora non sarei costretto a dire, purtroppo, di essere diventato anche un ex maratoneta. In compenso sono finalmente pensionato, nessun interesse per i lavori nei cantieri e massimo impegno come volontario dell’Associazione la Biblioteca è una bella storia di Monza. E che bella storia impegnare del tempo a favore dei carcerati, clochard, rifugiati…

Pubblicazioni:

Ho corso, corro…  – Autopubblicato – 2009
Il Fosso bianco – Nulla Die – 2011
Mi chiamo Ugo – Qp edizioni – 2016