Il Natale e gli animali

Il Natale e gli animali

(di Luisa Paglieri)

 

E’ stato detto e scritto che nel presepio sono presenti creature di Dio di ogni ordine e livello: angeli, uomini e animali. Tutta la Creazione, infatti, è chiamata a rallegrarsi nella Notte Santa. Raramente, però, ci si sofferma sugli animali presenti. Al massimo, si presta un pochino di attenzione al bue e all’asino, per sottolinearne il ruolo di…termosifoni. Invece, nel presepio ogni animale ha un significato preciso.
Qualcuno ha ravvisato nella coppia bue-asino una contrapposizione tra due elementi, per esempio tra il bene e il male, ed è vero che in molte tradizioni il bue (o la vacca ) forte, paziente e utile all’uomo è un simbolo positivo mentre l’asino, o meglio il suo parente selvatico, l’onagro, ribelle ed aggressivo, è visto come un simbolo del male. Secondo altri, l’asino rappresenterebbe l’Antico Testamento e il bue il Nuovo, oppure i due animali sarebbero simbolo rispettivamente dei pagani e degli Ebrei. Sono  letture possibili, tuttavia ci sembra più probabile che il contrasto possa essere di tipo astrale tra il bue o toro, animale lunare per eccellenza (anche perchè legato all’agricoltura e quindi alle stagioni e alle lunazioni) e l’asino, animale solare (tanto è vero che a Delfi veniva sacrificato ad Apollo-Sole) come  suo “cugino” il cavallo ( anch’esso animale solare, sia perchè trainava il carro del Sole, sia perchè era destinato al sacrificio in onore del Sole da molti popoli indoeuropei). Tutto questo ci fa capire che l’origine di questi simbolismi è antichissima. E’ significativo il fatto che i Vangeli sinottici, riconosciuti dalla Chiesa, non parlino affatto del bue e dell’asino, né della grotta, altro potente simbolo iniziatico (il solo Luca accenna ad una mangiatoia). Tutti questi elementi appaiono invece nei Vangeli apocrifi, i più sospetti di contaminazioni gnostiche o pagane.

 


Il Cristianesimo, però, ha in pratica  inglobato e riutilizzato parecchi aspetti della sapienza pagana, interpretandoli alla luce della sua teologia e talvolta inserendoli, come nel caso del presepio, in certe forme di devozione popolare. Il bue (o il toro) appare infatti in molti culti dell’antichità, basti pensare al bue Api che in Egitto, a Menfi, era al centro di un particolare rituale di cui ci parla Erodoto. Api era raffigurato con la luna incastonata tra le corna, corna che già di per sè ricordano la falce lunare. Anche la religione iniziatica di Mitra, che fu molto popolare soprattutto negli ambienti militari durante l’impero romano, presentava una ricca simbologia relativa al Toro Universale o selenico (ucciso da Mitra-Sole) dal cui sangue derivava ogni forma di vita animale e vegetale. In generale, i bovini godevano di molta considerazione presso i popoli antichi perchè erano un valido aiuto per l’agricoltura : per gli Indù le vacche erano sacre mentre per i Mazdei la cura del bestiame era un dovere religioso (invece  sacrificare i bovini agli dei era considerato una pratica abominevole). Secondo un’ antica credenza, seppellire uno zoccolo di bue nelle fondamenta di una casa ne garantiva la stabilità.


Anche l’asino  in alcuni contesti è stato oggetto di una certa considerazione: per i pagani l’asino era nato, come il cavallo, da un colpo di tridente di Poseidone che lo aveva poi tratto dalle spume del mare, inoltre era la cavalcatura di Dioniso nonchè il fedele compagno di viaggio del pensatore cinese Lao Tse. Sarà l’asino a portare Gesù Bambino durante la fuga in Egitto e molti anni dopo lo stesso Gesù farà il suo ingresso trionfale in Gerusalemme sulla groppa di un asino. (La fuga in Egitto può essere stata un avvenimento reale, tuttavia questo non esclude che essa adombri anche un viaggio iniziatico al quale i fanciulli, momentaneamente allontanati da casa, venivano sottoposti).
L’ asino appare anche nei bassorilievi e nelle vetrate di molte abbazie e cattedrali come quella di Cluny. In tale contesto, era simbolo della vita ascetica. Una curiosa superstizione sostiene che il diavolo non potrà mai assumere le sembianze di un asino perchè questo animale ha una croce disegnata sulla schiena.
L’asino e il bue si completano: se il sole, sempre uguale a se stesso indica l’immutabilità divina (o quella dell’Essere), la luna, mutevole nelle sue varie fasi, ci ricorda la legge del divenire e il continuo fluire dell’esistente e in ultima analisi la stessa condizione umana in cui si alternano la vita e la morte.
Se i Vangeli canonici non parlano del bue e dell’asino, i due animali appaiono però nell’Antico Testamento (Isaia 1,3 )  in una sorprendente profezia: “Il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone, ma…il mio popolo non comprende”. (In realtà Isaia paragonava l’istintiva fedeltà degli animali all’ infedeltà degli Ebrei, talvolta dediti a culti idolatri).
Diverso è il ruolo degli agnelli, animali assai presenti nel Vecchio Testamento, dove il richiamo al mondo dei pastori è frequente.Anche l’agnello è animale sacrificale ma non solo. Il profeta Geremia paragona gli Israeliti a un gregge, metafora che tornerà nel Nuovo Testamento dove Gesù parla dei suoi seguaci come delle sue pecorelle. L’agnello, però, è anche il simbolo dello stesso Messia che Isaia descrive come l’Agnello destinato ad essere ucciso. Al Messia Ezechiele fa dire:” Io stesso andrò in cerca delle mie pecorelle”, anticipando così la parabola del Buon Pastore. Descrivendo la nascita di Gesù, gli Evangelisti sinottici accennano ai pastori e precisano che stavano sorvegliando le greggi.
La capra appare invece nelle Sacre Scritture come la controparte negativa della pecora: i capri sono infatti simbolo dei malvagi che saranno separati dai buoni alla fine del mondo cosicché alla destra di Dio saranno collocati gli agnelli, cioè gli eletti, e alla sinistra i capri, cioè i reprobi. Il caprone, per i pagani, è associato al dio Pan, simbolo delle forze più primitive e incontrollate della psiche, e per i cristiani finisce poi di simboleggiare addirittura il demonio.Tuttavia non manca anche qualche mito di segno diverso in cui la capra fa, per così dire, bella figura. Per esempio è la capretta Amaltea la  simpatica nutrice del piccolo Zeus e la saggia dea Atena usa una pelle di capra come mantello sopra il peplo. Nel mondo nordico, sono due capri a trainare il carro di Thor. Anche nel presepio qualche capretta è talvolta visibile.
Oche, galli e altri volatili sono di solito presenti nei presepi. Umili compagni della vita domestica umana, ma anche importanti simboli spirituali. Non è inutile ricordare che l’oca, ben lungi dall’essere considerata sciocca per antonomasia, era un animale sacro per molti popoli indoeuropei. Oche e cigni sono spesso protagonisti nei miti degli Indiani, dei Germani e degli Slavi. Per i Celti le oche erano i messaggeri dell’Altro Mondo e certe oche addomesticate accompagnavano i pellegrini nei santuari di alcune divinità. Le oche custodivano il Campidoglio nell’antica Roma e perfino Platone parla del canto del cigno. Persone trasformate in cigni appaiono di frequente nella mitologia e nelle fiabe, come quella, famosissima, di Andersen. E ricordate il lago dei Cigni?


Galli e galline erano invece sacri ad Apollo e per i cristiani il gallo era considerato un simbolo importante di risveglio spirituale. Questa attribuzione derivava  dal celebre episodio del canto del gallo dopo che Pietro aveva rinnegato il suo Maestro.
In qualche presepio appaiono animali inconsueti come i leoni (a Matera ) e i serpenti e le lumache (ad Altamura). Se il regale leone può simboleggiare la Divinità e la lumaca, con i suoi occhi retrattili, è un evidente simbolo lunare (gli occhi si “nascondono” come l’astro notturno in una delle sue fasi), la presenza del serpente, in genere assimilato al Maligno, ci lascia perplessi. Ricordiamo però il ruolo salvifico del serpente di rame, innalzato da Mosè tra le tende degli Ebrei, colpiti da una epidemia, ruolo che anticipa quello del Salvatore innalzato sulla croce per essere segno di guarigione spirituale.

Talvolta nel presepe appaiono anche i cammelli. Si tratta di animali estranei alla nostra cultura e il loro simbolismo è quindi per noi meno incisivo. In genere sono collegati a valori positivi. Un cammello portava in groppa il dio egizio Amon Ra e il cammello si collega anche al profeta iranico Zaratustra il cui nome significa, secondo alcuni, “possessore di cammelli”, cosa che non deve stupire visto che nelle lingue indoeuropee orientali erano frequenti nomi ed epiteti connessi con gli animali domestici ( a cominciare da Filippo, “colui che ama i cavalli”). Nello stesso “Avesta”, libro sacro degli antichi Persiani, il cammello viene citato ed è simbolo della conoscenza.
Possiamo  concludere affermando che, secondo la tradizione, il mondo animale è in qualche modo partecipe della festa natalizia e proprio in questa circostanza si avvicina al mondo umano.
Quasi universale in Europa è infatti la credenza che nella Notte Santa gli animali possano parlare. In Piemonte si pensa soprattutto ai bovini e ai cavalli mentre  in altre aree, per esempio a Bergamo, sono soprattutto i gatti a diventare … eloquenti e a manifestare, talvolta, capacità divinatorie predicendo il futuro ai loro padroni.