La collezionista di libri proibiti

 

  • Newton Compton Editori, ottobre 2016
  • ISBN: 9788854198340
  • Lingua: Italiano
  • 254 pagine
  • 5 – 6 ore di lettura, 69,000 parole

Dalla bottega di un antiquario di Venezia a una famosa casa d’aste a Parigi…

Venezia, estate 1975. Olimpia ha solo quindici anni quando conosce Anselmo Calvani, proprietario di una storica bottega d’antiquariato. È un incontro decisivo, Anselmo intuisce subito l’intelligenza e la sensibilità della ragazza e la incoraggia a seguire la sua inclinazione. Giovanissima ma già appassionata lettrice, Olimpia comincia a frequentare il suo negozio, a lavorare lì e, con il suo aiuto, inizia a collezionare preziosi libri messi all’indice dalla Chiesa. Mentre cresce la sua passione per quei volumi antichi, anche quella per Davide, il nipote di Anselmo, segreta e non dichiarata, brucia l’animo della ragazza. E una notte, sospinti dalla lettura dei versi erotici di una cortigiana veneziana, i due cedono ai loro sentimenti…

Parigi, estate 1999. Olimpia vive ormai nella capitale francese. Ha aperto una casa d’aste, specializzata in libri e manoscritti antichi, tra le più quotate ed eleganti della città. Ogni anno riceve da Davide uno strano regalo: un pacchetto che contiene lettere un tempo censurate, insieme a un libro considerato in passato “proibito”, di cui Olimpia riconosce il grande valore. Sono l’eredità di Anselmo… Ma come poteva un modesto antiquario veneziano esserne in possesso? E che legame c’è tra quelle lettere e la bottega da cui provengono?

Un esordio straordinario.
Una scrittura magnifica.
Un talento inaspettato.

Un romanzo d’amore e di mistero, sul potere delle parole e dei libri, da un’autrice italiana il cui talento saprà conquistare i lettori.
Cinzia Giorgio à dottore di ricerca in Culture e Letterature Comparate. Si è specializzata in Women’s Studies e in Storia Moderna, compiendo studi anche all’estero. Organizza i salotti letterari dell’Associazione di Studi Umanistici Leussô di Roma e insegna Storia delle Donne all’Uni.Spe.D. È autrice di saggi scientifici e romanzi. Per la Newton Compton ha pubblicato Storia erotica d’Italia e Storia pettegola d’Italia.

 

Prologo

Parigi, 21 maggio 1999

Si era chiesta milioni di volte di che colore fosse il paradiso. Ora lo sapeva. Il paradiso aveva il colore degli occhi di Davide, un’indefinita sfumatura tra il verde e il dorato. Le lacrime scivolarono lungo le guance. Olimpia le asciugò con il dorso della mano e cercò di trattenere l’ondata di dolore che la stava trafiggendo.
«Non adesso», mormorò tra sé. «Prima fa’ quello che devi fare». Non era il momento di pensare a cosa ne sarebbe stato di lei, senza Davide. Avrebbe avuto il resto della vita per farlo. Chiuse gli occhi e rivide per l’ennesima volta il suo volto. Il suo sguardo non si sarebbe mai più posato su di lui, le sue dita non avrebbero mai più sfiorato il suo corpo, il suo sorriso non sarebbe mai più stato lo stesso. Senza Davide avrebbe dischiuso le labbra solo per far credere agli altri di essere la donna forte di sempre. Poteva riuscirci. In fondo, fino a quel momento, se l’era sempre cavata da sola. Doveva continuare ad apparire come la donna che tutti ammiravano e temevano, anche se, ormai, era la morte che sentiva dentro di sé. Erano passati due mesi da quando Davide se ne era andato e il dolore non accennava a placarsi, anzi, aumentava e le rendeva tutto insopportabile. Aveva provato a tuffarsi nel lavoro con risultati penosi. La infastidivano i suoi collaboratori, che la guardavano con l’odiosa compassione che si riserva ai moribondi. Le frasi lasciate a metà, i discorsi interrotti quando entrava in ufficio. Soltanto Louis si comportava come se nulla fosse successo. Lui, del resto, la conosceva meglio di chiunque altro. Louis continuava a mostrarle il solito sorriso incoraggiante. Lo stesso sorriso con cui era nata la profonda amicizia fra loro, quando, anni prima, Olimpia aveva aperto la sua casa d’aste parigina. Louis era lì quando lei aveva affrontato le prime difficoltà, c’era stato quando era arrivato il successo, e ora era ancora con lei a condividere il suo dolore, in silenzio.
A Olimpia bastava lanciare un’occhiata furtiva a Louis per capire come stavano procedendo le vendite, durante le aste. Quando si recavano a fare una perizia su un antico codice manoscritto, era sufficiente un cenno perché Louis facesse un’offerta. Ricordava ancora un episodio di qualche anno prima. Erano stati chiamati dalla contessa de la Rochelle, la cui immensa biblioteca stava per essere smantellata. Olimpia e Louis si erano presentati nel palazzo ed erano stati ammessi alla presenza della nobildonna dopo mezz’ora di anticamera. Avevano preso accordi con lei per ritornare a visionare i manoscritti più antichi che sarebbero stati poi venduti all’asta. Tra i tanti codici era saltato fuori uno straordinario esemplare quattrocentesco del Roman de la Rose. Olimpia aveva fatto uno sforzo su se stessa per non urlare di gioia. Era andata a caccia di quel manoscritto per anni e ora lo aveva lì sotto gli occhi. Louis le aveva fatto cenno di tacere e si era occupato lui di portare a termine la trattativa con la contessa. Olimpia era troppo coinvolta per non lasciare trapelare il suo interesse. Era stato uno dei più grandi successi del loro sodalizio.
Attraversò la strada senza badare alle auto che sfrecciavano a destra e a sinistra lungo Rue de Rivoli. Entrò nell’istituto di credito dopo aver passato i controlli e si avvicinò al desk.
«Sono Olimpia Cattanei», disse all’impiegata. «Ho un appuntamento con il direttore».
La donna annuì, si rivolse alla sua collega e poi le fece cenno di seguirla. «Da questa parte, madame. Il direttore l’aspetta nel suo studio».
Dopo aver attraversato un dedalo di corridoi e aver preso l’ascensore fino all’ultimo piano del palazzo, entrarono in una stanza luminosa e arredata con gusto.
«Direttore, la signora Cattanei, per lei», annunciò la donna, per poi lasciare con discrezione l’ufficio.
Il direttore, un uomo alto e dalla corporatura robusta, le andò incontro per salutarla. Olimpia gli tese la mano e lui fece il gesto di baciarla. Poi le indicò una sedia, mentre prendeva posto dietro l’ampia scrivania in radica.
«Si accomodi», esclamò. «Allora, madame, in cosa posso esserle utile?»
«Non sono qui per una consulenza ma per aprire una cassetta di sicurezza», rispose Olimpia, con voce ferma.
«Molto bene», annuì il direttore. «Sa come funziona?»
«Non ne ho la minima idea, a dire il vero».
«Come ben saprà, la cassetta di sicurezza è un servizio di custodia dei beni», le spiegò, «ed è sotto la nostra responsabilità. Lei può tenervi oggetti di valore, documenti e tutto ciò che ritiene debba essere custodito dal nostro istituto di credito».
Olimpia annuì e posò la mano sulla ventiquattrore che aveva con sé. Era tutto lì, il suo tesoro. «Che garanzie mi offrite?», chiese.
«Riservatezza assoluta e un grado elevatissimo di sicurezza, madame. I suoi beni avranno una copertura assicurativa, ovviamente. Tenga anche conto che l’accesso alle cassette è possibile solo attraverso il nostro caveau. Quando vorrà portare qui i suoi beni, verrà lasciata sola sia al momento del deposito dei documenti sia al ritiro».
«Posso depositare i miei beni anche ora?», domandò Olimpia.
«Ma certo!».
«Perfetto, e cosa devo fare?».
Il direttore chiamò il suo segretario. Olimpia si preparò così a dire addio, almeno per qualche tempo, a ciò che l’aveva indissolubilmente legata a Davide. Mentre firmava moduli su moduli, permessi e designava Louis come unico possibile delegato ad aprire la cassetta oltre a lei, il cuore le batteva all’impazzata. Sentiva la carezza delle dita di Davide sulla mano che vergava quei documenti. Poteva percepire ancora la sua presenza. Non c’era altra via, pareva le dicesse. Quello che li aveva uniti ora era custodito all’interno di un ventre più sicuro. Olimpia aveva gli occhi asciutti ma dentro di sé sentiva che presto avrebbe ceduto alla disperazione. Svolse come un automa tutto ciò che era necessario e in poco meno di due ore aveva tra le mani la chiave numerata corrispondente alla sua personale cassetta di sicurezza.
Un funzionario addetto al caveau l’accompagnò nei sotterranei dell’istituto. Olimpia aveva l’impressione di fluttuare. Camminava quasi a occhi chiusi, limitandosi a seguire l’uomo che le faceva strada. Il senso di vuoto la attanagliava, come se da un momento all’altro potesse scivolare nell’oblio. Eppure le sarebbe piaciuto lasciarsi andare.
Il funzionario si fermò davanti alla porta del caveau e digitò le varie combinazioni per sbloccare l’allarme. Inserì la sua chiave e aprì la porta blindata che aveva uno spessore di almeno mezzo metro. Si fece da parte e la invitò a entrare, lui sarebbe rimasto fuori ad aspettarla.
Olimpia varcò la soglia della stanza blindata, e si avvicinò alla cassetta il cui numero corrispondeva a quello stampato sulla sua chiave. Un brivido le corse lungo la schiena. Sembravano tanti macabri loculi. Un cimitero di beni di lusso pronti a risorgere in caso di necessità. E pensare che lì dentro, molto probabilmente, c’era tanta ricchezza da sfamare un intero Stato. Una smorfia di disgusto si dipinse sul suo viso. Allontanò quel pensiero ed estrasse la sua cassetta. La posò sul tavolo al centro della stanza, insieme alla sua ventiquattrore. Le tremavano le mani mentre tirava fuori il plico dalla borsa. Sospirò. Infilò i documenti nella cassetta e la richiuse velocemente. Non voleva avere il tempo di pensare e di cambiare idea. Quella era l’unica soluzione. Per il momento. Mise al suo posto la cassetta e si sedette sull’unica sedia che si trovava nella stanza. Poggiò i gomiti sulla superficie liscia del tavolo e si lasciò andare al pianto.

 

Della stessa autrice:
Storia erotica d’Italia
Storia pettegola d’Italia
Prima edizione ebook: ottobre 2016
© 2016 Newton Compton editori s.r.l.
Roma, Casella postale 6214
ISBN 978-88-541-9834-0
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