Le molte facce della luna

 

Le molte facce della luna

di Luisa Paglieri

(articolo diviso in tre pagine – Tasti di avanzamento in basso a sinistra)

 

La notte del 7 agosto 2017 abbiamo potuto assistere ad una eclissi parziale di luna, eclissi meno vistosa di quella solare del 21 agosto (visibile negli USA) ma comunque suggestiva. Il 31 gennaio 2018 potremo contemplare un’altra eclissi di luna e ancora più notevole dovrebbe essere quella del 27 luglio 2018. Le eclissi lunari, più frequenti di quelle solari, che periodicamente ci fanno volgere lo sguardo al cielo, riportano di tanto in tanto all’onor della cronaca il nostro beneamato satellite, che tanta parte ha avuto nei miti e nei sogni degli esseri umani.
Quasi tutti i popoli antichi hanno avuto divinità lunari o legate al ciclo lunare. Per i popoli pre-indoeuropei la luna era connessa alla Dea suprema, mentre nel mondo greco-romano aveva diversi nomi come Selene, Cinzia e Diana. Più precisamente, i miti greci distinguevano tra la luna crescente (primo quarto), giovane, che era rappresentata da Artemide, adolescente dea cacciatrice, la luna del plenilunio, che era la materna e matura Demetra, e la luna calante e nera entrambe simboleggiate dalla temuta Ecate, dea legata al mondo della morte e degli spettri.

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Per i Celti la luna era Sirona, per gli Etruschi Artume, per gli Aztechi Tetcoinan. Era anche simbolo di Ostara (o Eostara), dea germanica della natura, e ne adornava la fronte o perfino il ventre. Del pari, rappresentava la dea egizia Iside e la fenicia Astarte. Insomma, la luna aveva una valenza materna e femminile e simboleggiava la grande Dea, la Madre universale (di cui sono simboli anche la terra e l’acqua), diventando, nella sfera infera, la Dea distruttrice, la Notte, la Madre crudele che tutto oscura e inghiotte, e perfino la dea della Morte, la notte eterna.
La Madre-Luna si contrapponeva al sole, principio maschile e simbolo di divinità maschili (con qualche vistosa eccezione: in alcune mitologie, come quella giapponese, il sole è una dea e la luna un dio e anche nei miti germanici una giovinetta guida il carro del sole e suo fratello quello della luna). Il sole era l’elemento maschile e paterno ma era anche il giorno, la luce diurna, la razionalità e la chiarezza, il mondo delle cose conosciute e luminose. La luna appariva invece assai più misteriosa ed inquietante.
Le eclissi spaventavano molto gli antichi, quelle di luna più di quelle solari, stando a ciò che dice Plutarco, storico greco. Secondo alcuni studiosi, certi antichi miti, come quello di Sigfrido e Brunilde, sarebbero la trasposizione simbolica del fenomeno dell’eclissi.

 

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La luna è il principio femminile, rappresenta i ritmi biologici, regola le maree, scandisce le fasi della vita, influenza l’emotività e la sensibilità. Da sempre è in analogia con il mondo dei sogni, con l’immaginazione e la fantasia, con l’intuizione e l’inconscio. Per la numerologia è legata al numero 4 (come le sue fasi), per l’astrologia è la parte femminile della mente, la vita affettiva ed immaginativa, per la Cabala è connessa a Yesod, una delle vie (la 32esima) dell’albero sefirotico. Per gli alchimisti, l’unione del sole e della luna, cioè del principio femminile e di quello maschile, rappresenta l’ “Unio Mystica”, momento fondamentale per l’attuazione della Grande Opera. Secondo gli astrologi “classici”, la luna presiede al segno del Cancro (acquatico e capriccioso). Il suo simbolo è il mare e anche la perla, che nel mare si forma, i suoi colori sono il bianco, l’argento e il grigio-perla, la sua pianta è la ninfea, i suoi animali il granchio e la lumaca.
La luna è legata alla Terra ( l’attrazione terrestre impedisce al satellite di alterare la sua orbita ) e anche all’acqua (provoca le maree) quindi il trinomio Luna-Terra-Acqua riunisce gli elementi “femminili” e costituisce la “Grande Madre” universale.

 

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Le quattro fasi della luna furono notate dagli antichi ancora prima del suo moto. Esse costituirono la prima base della misurazione del tempo. (Anche Platone nel “Timeo” parla del sole e della luna asserendo che sono stati creati per la misura del tempo). Ogni ciclo di quattro fasi costituiva un mese lunare: le fasi insomma fornirono i primi elementi per la creazione di un calendario. Difatti i primi calendari sono basati sui mesi lunari e non su quelli solari. Il mese lunare, la cui lunghezza fu calcolata con grande precisione già dall’astronomo babilonese Kidinnu, dura 29,53 giorni. Lunare era il più antico calendario dei Romani fino alla riforma di Giulio Cesare. Ogni fase dura sette giorni (e qualche ora): la settimana ebbe origine da questo. L’uso di computare il tempo su base settimanale iniziò in Mesopotamia ad opera dei sacerdoti caldei e poi si diffuse presso gli Egizi, gli Ebrei e altrove.
Non tutti i popoli però adottarono la settimana. Per esempio i Romani suddividevano il mese in tre parti (calende, idi e none) e anche i Greci lo dividevano in decadi. La settimana però entrò in uso a Roma già nel I secolo d.C.e con Costantino, che diede libertà di culto ai Cristiani, la domenica sostituì il giorno del Sole. Anche i Germani avevano adottato la settimana di origine orientale: all’epoca della loro invasione in Italia i Cimbri e i Teutoni usavano già questo criterio per misurare il tempo.

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