Leggo da che ho ricordi

 

LEGGO DA CHE HO RICORDI

Da piccolina erano i libri di fiabe e i fumetti di Topolino, ma ben presto sono passata a quelli da “grande”, libri che parlavano di mondi immaginari, mostri e alieni: i mitici Urania! Li conservo tuttora  e spesso li riprendo in mano. Li sfoglio e li annuso, sì, avete capito bene: li annuso! L’odore della carta stampata ha il potere di farmi tornare indietro nel tempo, di riportarmi a quei pomeriggi estivi, inondati dal sole, che passavo seduta sotto le fronde degli alberi a leggere.

 

 

Avevo quattordici anni quando iniziai a leggere i romanzi di Urania. Quattordici anni e tanta voglia di vivere avventure, di correre, ridere e divertirmi e le storie che leggevo mi catapultavano in così tanti posti diversi che a volte li confondevo con la realtà. Quel periodo lo ricordo ancora molto bene. D’estate – quando la scuola era chiusa – lavoravo in un ristorante (facevo di tutto, dalla pulizia delle camere a quella della cucina) per guadagnarmi i soldi necessari a comprare i testi che mi servivano per la scuola. Sono la seconda di cinque fratelli e i soldi a casa scarseggiavano sempre, mantenere cinque figli non era semplice. Nei ritagli di tempo – quando non dovevo lavorare e non dovevo aiutare in casa – leggevo. Non era facile trovare i fondi per comprare libri nuovi, ma non mi hanno mai pesato le rinunce, così ogni soldino che riuscivo a risparmiare finiva nel salvadanaio e quando ne avevo messi da parte abbastanza correvo in edicola e compravo la nuova storia. Per me quello era un giorno di festa, un giorno speciale e non vedevo l’ora di poter iniziare la nuova lettura. Quell’estate la ricordo in particolare per un libro: L’oscuro fiume del tempo di James Khan. Quello fu il primo di una serie di romanzi Urania che lessi, ma non mi sono fermata a quel genere, no, sarebbe riduttivo leggerne solo uno.

 

 

L’anno dopo, durante una brutta influenza, trovai uno dei libri di mia sorella e lo divorai in pochissimo tempo. Si trattava di un libro di Terry Brooks – che a tutt’oggi amo – La spada di Shannara, che negli anni ho riletto più volte. Dopo averlo letto ho atteso con ansia il seguito e ora possiedo l’intera saga, che è composta da 34 libri (che ho letto, uno dopo l’altro). E mentre crescevo la mia voracità aumentava, cercavo sempre storie nuove, così dal fantasy sono passata al giallo e nell’anno del mio diciottesimo compleanno ho letto il 90% della produzione letteraria di Agatha Christie: adoro Miss Marple e quel geniaccio di Hercule Poirot! Lo so, vi chiederete come si fa a passare dal fantasy di Brooks ai gialli della Christie, ma che ci volete fare, amo spaziare nei vari generi perché sono convinta che ci sia un libro per ogni stagione, ma soprattutto per ogni umore e il mio umore è molto ballerino.

 

 

Archiviata la stagione del giallo ero ormai ventenne, ed è allora che è arrivata quella delle risate. In quegli anni ho letto i libri più assurdi: da quelli delle barzellette di Gino Bramieri e quelli della Littizzetto (lo ammetto, tengo Finché matrimonio non ci separi sul comodino per le sere in cui sono particolarmente triste, e quando lo leggo sento la voce della Littizzetto e immagino le facce che farebbe pronunciando quelle battute e rido, rido fino alle lacrime.) Passati i vent’anni sono passata anche attraverso il periodo saggi, costellato di libri a volte di difficile lettura, ma che comunque ha avuto la sua parte nella mia crescita, ma è stato di breve durata, le ricerche mi interessano più ora che ho qualche anno in più e so di avere delle lacune che non riuscirò mai a colmare perché la vita è breve e quello che non conosco è ancora troppo.

 

 

Forse è il caso che mi fermi, no, non con le letture, ma con questo rimembrare. Le letture continuano, senza quelle mi sentirei persa, vuota, mi sentirei sola e non potrei far volare la fantasia, perché per me leggere equivale a vivere e niente riuscirà mai a farmi cambiare idea.