Pinky. «Parola di gatto ereditiero»
Piero Donato
Disponibile in ebook e in brossura
SINOSSI
La storia di Pinky è la storia di un gatto che ha coscienza di avere gli stessi diritti degli esseri umani, dei quali è sicuramente amico, soprattutto nei confronti di Rinaldo, il suo padrone, brillante ingegnere in pensione rimasto però vedovo e scomparso dall’Italia tre anni prima, del quale si sono perse le tracce. I nuovi padroncini (Leo, nipote di Rinaldo, e Greta, fidanzata di Leo) assieme a Pinky sono impegnati, ora, in una singolare “caccia al tesoro”, eredità lasciata in giacenza, per tre anni, in uno studio notarile, da parte di Rinaldo. Pinky sa di essere una pedina importante nell’ambito della ricerca, ma i due giovani fidanzati sono totalmente ignari del reale ruolo del gatto.
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Se desideri conoscere il divino,
senti il vento sul viso
e il sole caldo sulla tua mano.
(Buddha)
Piero Donato si è proposto di indagare un percorso di ricerca spirituale attraverso una trama narrativa d’ingannevole e apparente leggerezza: una coppia di fidanzati a caccia di un testamento perduto, assistita da un gatto rosso che ricorda con nostalgia il padrone scomparso (Rinaldo). L’apertura del romanzo è curiosa, quasi comica, ma a un lettore attento non sfuggirà l’approccio rodariano a un’analisi concettuale e comportamentale che va al di là del semplice raccontato.
Dalla prefazione
UN ESTRATTO
I
“ Su, ancora un piccolo sforzo…” Leo pronunciò quelle parole, dirette alla fidanzata Greta, quasi ansimando, al culmine dello sforzo fisico: la serratura del vecchio baule pareva non volerne sapere di cedere di fronte all’inossidabile asta d’acciaio.
“ Non ce la faccio più! Bel modo di passare le ferie estive! Fammi riposare, sono sfinita!” rispose Greta, al limite delle sue forze.
“ Non mollare proprio adesso, ci siamo quasi riusciti!” Prima che Leo riuscisse a finire la frase, la leva improvvisata fece saltare gli ultimi bulloni che ancora resistevano. Greta crollò a terra. Leo aprì il baule. Pinky, il gatto rosso, saltò all’interno e cominciò a scavare. Paradossalmente, sembrava essere l’unico, fra i presenti, a conoscenza dell’incredibile contenuto del forziere: ossia terra. Terra argillosa, rossiccia come lui, come Pinky; il quale stava, a poco a poco, scomparendo, mentre sollevava quel polverone.
“ Smettila Pinky!”
Tossiva Leo, tossiva ripetutamente, ma Pinky non voleva smettere per nulla al mondo: lentamente si stava inabissando nella fossa che, egli stesso, scavava. Greta, che a causa dell’eccessiva fatica pareva aver perso conoscenza, si risvegliava, ora, in quella nube rossastra. Ma la strana atmosfera ovattata che accompagnava il ritorno di Greta nel mondo cosciente, veniva guastata dai suoi stessi colpi di tosse.
Tossiva Greta, tossiva Leo, tossiva e starnutiva anche Pinky, ormai balzato fuori dal vecchio baule, mentre si dirigeva, a scatti, verso il ripiano intermedio dello scaffale vicino al baule. Finalmente calmatosi, immobile come una piccola sfinge, osservava ora i due padroni tossire ancora ripetutamente.
Dopo poche decine di secondi, la nebbia incominciava a diradarsi, e le tossi a calmarsi. Leo guardò dentro il baule: era praticamente vuoto; la terra quasi del tutto fuoriuscita.
“ Dannazione! Solo terra?” esclamò.
Greta iniziò a ridere istericamente. Poi si calmò e gli disse: “L’ironia di tuo nonno non conosceva confini! Siamo probabilmente di fronte al suo ultimo scherzo”.
“ E quella cos’è?”
Leo stava indicando una piccola busta che Pinky teneva tra i denti da quando aveva assunto quella curiosa posizione da soprammobile.
“ Probabilmente era nel baule” rispose Greta mentre, rassegnata, si recava a prendere, dalla bocca di Pinky, chissà quale altro balzano messaggio. Ma quando ormai la sua mano distava non più di una spanna dal plico che Pinky teneva saldamente tra i denti, questi si catapultò a terra e, come se una molla lo avesse improvvisamente destato da quel sonno apparente, scattò di corsa su per le scale!
“ Pinky, fermati!” Gridarono all’unisono Greta e Leo; ma Pinky era già sparito. I due si lanciarono all’inseguimento, nella speranza di trovarlo, da qualche parte, ad attenderli; ma parevano due goffe tartarughe all’inseguimento di uno sgusciante scoiattolo.
Salite le scale, lo cercarono ovunque, scrutando in ogni antro che potesse fungere da nascondiglio per gatti. Dopo circa un quarto d’ora, si arresero, e si sedettero, esausti, sul bordo del letto del nonno.
La dimora di nonno Rinaldo era rimasta straordinariamente intatta, dalla sua dipartita, che risaliva a tre anni prima: nessuno aveva mai potuto spostare alcuna cosa; tale era, infatti, la volontà del nonno, comunicata nel suo testamento.
“ Non credere di passarla liscia, stavolta, Pinky!” gridò Leo. “Devo solo scegliere quale morte provocare alla tua inutile esistenza, una volta che ti avrò trovato!” sentenziò.
Ma quel dolce miagolio, proveniente dall’alto dell’armadio, sembrava invocare ogni possibile perdono. Non appena Greta e Leo alzarono lo sguardo, videro muoversi una zampetta verso il bordo dell’armadio; e poi scivolare a terra una preziosa, o presunta tale, busta. Quattro mani si lanciarono sulla missiva, per poi ritrarsi; e infine stringere, ognuna, un pezzo di essa. La sorpresa, stavolta, consisteva nel fatto che, all’interno della busta, non vi fosse assolutamente nulla: completamente vuota.
In un silenzio di tomba, il nonno era come fosse lì, nascosto da qualche parte, a sghignazzare alle loro spalle.
“ Siamo sicuri che non ci sia davvero nient’altro nel baule?” Chiese Greta a Leo, dubbiosa. Dopodiché, si lanciarono entrambi giù per le scale della cantina.
Guardarono attentamente in ogni angolo dello scrigno, in ogni insenatura: niente.
“ Mmauu!” disse Pinky dall’alto del suo scafale preferito. Quindi i due si alzarono e lo guardarono, mentre pendevano dalle sue labbra. “Mmaauu!” ribadì; ma nessuno capì.
Impietosito da quello sconforto, Pinky si gettò, allora, dentro il baule e iniziò, nuovamente, a pulire il fondo: stavolta, nel miglior modo possibile.
Leo guardava incuriosito: “Sembra che voglia mostrarci qualcosa” disse.
“ Guarda, ci sono delle scritte sul fondo del baule!” osservò Greta.
Perché leggere il romanzo?
Esploriamolo assieme all’autore!
- Buongiorno, Piero, quando hai progettato questa storia?
Buongiorno Federica, ti ringrazio per questa domanda, anche se non si tratta di un progetto, ma di romanzo nato da una forte spinta ispirativa, quasi a livello istintuale, direi. Iniziai a scrivere la storia di Pinky molto tempo fa, una quindicina di anni or sono, per l’esattezza. Giunto a metà del racconto, nel giro di pochi mesi, mi accorsi, però, che non avevo grandi idee su “come” proseguirlo, soprattutto perché non riuscivo a intravedere alcun finale appropriato. Io, come sai, non scrivo solo romanzi e racconti, ma anche poesie, aforismi, testi di teatro, perciò non mi scoraggiai per questo “blocco dello scrittore”, ma accantonai la storia, come spesso faccio in simili circostanze, promettendomi di tornarci su, quando si sarebbe rischiarato l’orizzonte, in proposito. Anche perché, nel corso della stesura del racconto, mi affezionai talmente al protagonista, Pinky, come non mi era mai successo prima!
- Sei stato ispirato da qualche lettura, vecchia o recente?
Direi proprio di no, è stato come rispondere a un’ispirazione letteraria improvvisa, a qualcosa che, senza alcun preavviso e motivazione, mi spingeva a scrivere: era più forte di me…
- L’ambientazione è reale o di fantasia?
Reale: la storia è ambientata in un recente passato, nel 2006, in una città italiana cui non ho dato alcuna esatta collocazione; all’interno del romanzo, poi, vi sono molti riferimenti a paesi stranieri in cui si sono svolti eventi reali raccontati da uno dei protagonisti che ha viaggiato parecchio. Inoltre i due gatti, Pinky e Silea, sono esistiti davvero nella realtà, anche se, caratterialmente, erano un po’ diversi dai protagonisti del romanzo. E nulla di ciò che è accaduto ai protagonisti, nel racconto, è mai accaduto nella realtà.
- Il romanzo è autoconclusivo o rientra in una serie/saga?
Allo stato attuale è impossibile rispondere a questa domanda: dipende dal successo eventuale che avrà il romanzo stesso. Se il pubblico mi invoglierà a proseguire, in qualche modo le… “avventure di Pinky”, non escludo affatto che questo romanzo possa avere un seguito, anche se non è nato per far parte di una saga.
- Parlaci dei personaggi e definiscili brevemente con qualche aggettivo. Qualcosa che li renda irresistibili agli occhi del lettore.
Beh, dovrei iniziare da Pinky, che è la vera forza trainante della storia, ed è il gatto rosso dal pelo lungo, un norvegese delle foreste, che dà il titolo al romanzo stesso; ma in realtà il vero deus ex machina del racconto è Rinaldo, padrone/amico di Pinky, ingegnere in pensione rimasto vedovo e scomparso 3 anni prima. Pinky, il suo carissimo e affezionatissimo gatto, dall’intelligenza non comune e molto coraggioso, si trova, ora, a dover aiutare i suoi nuovi padroncini in una inusuale “caccia al tesoro” architettata da parte di Rinaldo, al momento della sua dipartita, per indurre il suo beneamato nipote, Leo, giovane impiegato che Rinaldo non stimava essere molto riflessivo, a meritarsi l’eredità messagli a disposizione. Rinaldo era uomo vigoroso, dinamico, di umore allegro e scherzoso, ben noto per le sue “burle” con le quali, spesso, si prendeva gioco dei lati deboli e paradossali degli esseri umani. E poi c’è Greta, fidanzata di Leo: al contrario di quest’ultimo, molto riflessiva, sorta di “Sherlock Holmes” che aiuterà in maniera significativa il fidanzato. E poi ancora un’altra gattina, la giovane “tricolore” Silea, agilissima e giocherellona, che sfugge dai suoi “colleghi felini” a causa dei troppi parti avuti negli ultimi tempi. Per difendere Silea, Pinky sarà impegnato, nella parte finale della storia, in un duello all’ultimo sangue con un ulteriore felino contendente.
- Qual è il pubblico ideale per questa storia? È un testo per tutti o per fasce di lettori ben precise, ad esempio per adolescenti, adulti o è pensato per un pubblico prevalentemente femminile o maschile?
Si tratta di un romanzo adatto a un pubblico trasversale: a partire dall’età adolescenziale, qualsiasi fascia di età potrà sentirsi, in qualche modo, interessata (sia i ragazzi, sia gli adulti, sia le persone un po’ più in là con gli anni), a prescindere dal sesso.
- Che tipo di linguaggio hai scelto, per questo romanzo? Colloquiale, forbito, diretto ecc…?
Nella prima parte del racconto ho usato un linguaggio molto dinamico, diretto, talvolta anche sarcastico; nella seconda parte della storia, dove, a tratti, il nostro “viaggiatore” (di cui non voglio rivelare l’identità) narrerà quanto accaduto durante i suoi viaggi, direi prevalentemente colloquiale.
- Che cosa desideri comunicare al lettore? C’è un significato nascosto, sotto la trama?
Se ci sia un significato nascosto, dovrebbe capirlo il lettore; però posso anticipare che uno dei miei intenti, attraverso la persona burlona che risponde al nome di Rinaldo, è stato quello di stigmatizzare, ma in maniera simpaticamente grottesca, gli aspetti paradossali che caratterizzano il vivere dell’uomo contemporaneo. Inoltre, osservare gli stessi tratti paradossali attraverso gli occhi dei piccoli felini (Pinky e Silea) è stata, in tutta sincerità, un’esperienza letteraria imprevedibilmente piacevole!
- Hai usato una tecnica particolare, per scrivere questo romanzo?
Si tratta di un romanzo brillante, per lunghi tratti comico-grottesco, soprattutto nella prima parte della storia; nella seconda parte, mi sono anche accostato al lato filosofico e spirituale dell’esistenza, quindi è un romanzo che si evolve in maniera importante, nel corso della lettura, pur restando fedele, in qualche modo, allo stile iniziale. Inoltre vorrei, laddove consentito, prendermi la libertà di portare un piccolo consiglio, in quei casi in cui si manifesti, all’autore di un romanzo, il ben noto “blocco dello scrittore”, così come mi è capitato proprio nella stesura di questo. Ebbene, so di coach che, in proposito, hanno scritto molta letteratura, e probabilmente si saranno anche svolti corsi, seminari, al fine di affrontare le modalità per superare questo tipo di impasse. Personalmente, non posso dire di averlo affrontato con estrema serenità, quando mi si presentò, circa 15 anni fa, perché il protagonista, Pinky, era talmente simpatico e io ne ero talmente affezionato, al punto che lasciare in sospeso la sua storia, mi procurava un leggero stato d’ansia… ma siccome, come è detto, all’epoca lavoravo anche su altri progetti (tra l’altro, svolgevo anche un’intensa attività per conto dell’Associazione no profit di arte e cultura, Artenuova, che rappresentavo), non mi feci cogliere dallo sconforto, e accantonai, momentaneamente, il racconto in un cassetto. Fu il tempo, a suggerirmi, con il suo lento, ma inesorabile, trascorrere, di dare un’occhiata a quanto stesse capitando al globo, nel corso degli anni seguenti: da lì sorse, inaspettatamente, la soluzione a tutte le mie domande rimaste, anni prima, prive di risposte. Come dicevano i Latini, tanto tempo fa: “Veritas filia temporis”.
Conosciamo l’autore
Piero Donato. Genovese, nato nel 1960, scrive e collabora con associazioni, case editrici, enti e riviste di letteratura e cultura. Sin dagli anni ’80 si occupa di musica, filosofia e letteratura, ma le sue prime pubblicazioni compaiono negli anni ’90, parallelamente a importanti riconoscimenti e premi nazionali e internazionali; nel decennio, significativo è il suo contributo verso la corrente filosofica del Metarealismo di Jean Guitton, filosofo allievo di Henry Bergson, di cui Donato persegue l’intento di tradurre, nelle varie espressioni artistiche, il significato legato alle scoperte della fisica quantistica; il volume di poesie “Impulsi e forma” (Erga Edizioni – Genova, 1993) che ne sorge, gli vale il successo della critica, numerosi primi premi e l’inserimento nei testi di studio del secondo Novecento. Di rilievo è anche il suo impegno in favore della Pace, che culmina con l’uscita della raccolta di liriche “Utopia di fine Novecento” (Ibiskos Editrice – Empoli, 1997), anch’essa opera che gli varrà importanti riconoscimenti. Già Pioniere della Cultura Europea, dal 2002 Piero Donato rappresenta l’associazione no profit di arte & cultura “Artenuova”, molto attiva nel primo decennio del nuovo millennio; in quest’ambito, curerà antologie e collane di poesia e narrativa, presiedendo il Premio Letterario Internazionale Artenuova dal 2003 al 2006, e consegnando a Edoardo Sanguineti il “Premio alla Carriera Artenuova” a Montebruno nel 2003. Nel 2006 Piero Donato pubblica “Donna e altri racconti” (Il foglio letterario Editore – Piombino 2006) raccolta di racconti premiati nei vari concorsi, tra cui spicca “Donna” 1° Premio Gronchi 1999 per la narrativa di genere fantastico. Nel 2011 esce un’altra silloge di poesie, “La pietra del Mito” (Rupe Mutevole Edizioni, Bedonia – PR, 2011), che riceve, anch’essa, vari riconoscimenti. E nel novembre 2017 è la volta del romanzo “Pinky – parola di gatto ereditiero” (CTL Editore – Livorno, 2017).