Punizione

Punizione

Elizabeth George

Traduttore: Annamaria Biavasco, Valentina Guani
Editore: Longanesi
Pagine: 720 p.EAN: 9788830451629
Genere: Narrativa straniera – Gialli – Narrativa gialla

SINOSSI

Suicidio. Questo sostiene la polizia. Ma la vittima, Ian Druitt, diacono dell’incantevole cittadina medioevale di Ludlow, è deceduta mentre era sotto custodia cautelare con l’accusa di un crimine vergognoso. Quando anche l’inchiesta degli Affari Interni conferma che non c’è nulla di sospetto in quanto accaduto, il caso sembra chiuso. Ma la famiglia della vittima non accetta questa versione dei fatti. E ha conoscenze tali da riuscire a far riaprire il caso.
Quando il sergente Barbara Havers arriva a Ludlow e inizia a indagare sulla catena di eventi che hanno portato alla morte di Ian Druitt, tutto sembra confermare che si sia tolto la vita. Ma una sensazione che non rie­sce a scrollarsi di dosso le dice che le cose non sono quelle che sembrano. Decide così di osservare più da vicino gli abitanti apparentemente insospettabili, in gran parte pensionati e studenti, e scopre che quasi tutti hanno qualcosa da nascondere… La verità verrà a galla solo con l’arrivo in paese dell’unico investigatore della Metropolitan Police sufficientemente lucido e indipendente da poter mettere in dubbio l’operato dei colleghi, e svelare le corruttele e connivenze che hanno portato alcuni poliziotti a celare la verità. Questo investigatore è Thomas Lynley.Un romanzo magistrale ad alto tasso di suspense, che vede Barbara Havers e Thomas Lynley impegnati nel caso più difficile della loro carriera.
Una storia che lega il lettore dalla prima all’ultima pagina, capace di indagare negli insidiosi meccanismi della menzogna.

Perché stendersi sulla ruota da tortura
del passato e del futuro?
La mente che cerca di dare forma al domani al di là
delle proprie capacità non troverà riposo.

RUMI

La profondità del momento è maggiore di quella del futuro.
E dai campi del passato
cosa puoi raccogliere di nuovo?

RĀBI’A AL-BAŞRĪ

 

UN ESTRATTO

15 DICEMBRE

Baker Close
Ludlow
Shropshire

A Ludlow cominciò a nevicare la sera, quando la maggior parte della gente aveva già cenato e lavava i piatti prima di piazzarsi sul divano a guardare la televisione. A dire il vero non c’era molto da fare in città in quelle ore, a parte scegliere un canale tv oppure andare al pub. Ma dal momento che Ludlow, coi suoi palazzi medievali e le stradine lastricate, era diventata nel corso degli anni una meta sempre più ambita da pensionati in cerca di tranquillità, era raro che qualcuno si lamentasse per l’assenza di vita notturna.
Come tanti altri abitanti di Ludlow, anche Gaz Ruddock stava lavando i piatti quando si accorse che nevicava. Fuori era buio e nel vetro della finestra sopra il lavello Gaz vedeva quasi soltanto il proprio riflesso e quello dell’anziano signore in piedi accanto a lui con uno strofinaccio in mano. Ma una luce in fondo al giardino dietro la casa illuminava i fiocchi. E nel giro di pochi minuti quella che sembrava una lieve spolverata si trasformò in una vera e propria cortina che scendeva mossa dal vento.
«Non mi piace per niente, sai? Lo dico sempre. Ma è fiato sprecato.»
Gaz si voltò a guardarlo. Non credeva che Robert Simmons stesse parlando della neve, e ne ebbe la conferma quando vide che il vecchio con lo strofinaccio in mano non stava guardando la finestra bensì la spazzola con cui lui strofinava i piatti.
«Quella roba è poco igienica» disse il vecchio Rob. «Continuo a ripetertelo, ma tu non mi dai retta.»
Gaz sorrise, non al vecchio Rob – pensava sempre al suo coinquilino con quell’aggettivo prima del nome, come se in casa con loro ci fosse anche un giovane Rob – ma al proprio riflesso. Non passava sera senza che Rob brontolasse perché lavava i piatti con la spazzola, e ogni volta lui gli faceva notare che era molto più igienico che immergerli insieme con posate, bicchieri e pentole in una bacinella di acqua e sapone come se a ogni passaggio l’acqua miracolosamente si sterilizzasse.
«L’unica cosa che funziona meglio di questa» diceva Gaz agitando in aria la spazzola «è la lavastoviglie. Basta che me lo dici e vado a comprartene una, Rob. Questione di un attimo. E te la installo pure.»
«Bah» replicava Rob. «Ho resistito ottantasei anni e passa senza lavastoviglie e penso di poter arrivare tranquillamente alla tomba così. Le comodità della vita moderna, bah!»
«Il forno a microonde ce l’hai, però» gli ricordava allora Gaz.
«Quello è diverso» era la risposta, brusca.
Se Gaz a quel punto chiedeva cosa c’era di diverso tra possedere un forno a microonde e una lavastoviglie, il vecchio Rob rispondeva immancabilmente con uno sbuffo, un’alzata di spalle e un «È diverso e basta» e l’argomento era chiuso.
A Gaz non importava granché. Non era un gran cuoco, quindi non c’erano mai molte stoviglie da pulire. Quella sera avevano mangiato patate farcite con una scatoletta di chili con carne e, come contorno, insalata di lattuga e mais. Le patate le aveva cotte nel microonde e la lattina del chili era di quelle con l’apertura a strappo, quindi non c’era voluto neppure l’apriscatole. Si trattava di lavare in tutto due piatti, un cucchiaio di legno, alcune posate e le due tazze in cui avevano bevuto il tè.
Gaz avrebbe potuto lavare e asciugare tutto da solo, ma il vecchio Rob insisteva per dargli una mano. La sua unica figlia, Abigail, telefonava una volta alla settimana per avere notizie del padre, e per Rob era importante che Gaz le riferisse che era in forma e pieno di grinta esattamente come il primo giorno della loro convivenza. Ma Gaz era convinto che, anche senza l’appuntamento telefonico settimanale con Abigail, il vecchio Rob avrebbe comunque insistito per aiutare. Era l’unica condizione che aveva posto per accettare di prendere in casa qualcuno.
Dopo che gli era morta la moglie, Rob Simmons aveva vissuto da solo per sei anni, poi la figlia aveva deciso che stava diventando troppo sbadato. C’erano le medicine da prendere due volte al giorno, e poi il timore che cadesse e nessuno lo trovasse per chissà quanto tempo. Qualcuno doveva occuparsi di lui, aveva detto Abigail al padre, e Rob, di fronte all’alternativa fra dividere la propria casa con uno sconosciuto scelto con cura e lasciare Ludlow per andare a stare con Abigail, i suoi quattro figli e il marito – che non gli era piaciuto fin dal giorno in cui si era presentato per portare la sua unica figlia a ballare a Shrewsbury – si era aggrappato all’idea di un coinquilino come a un salvagente.
E il coinquilino in questione era Gaz Ruddock, al secolo Gary. Gaz era un agente di polizia ausiliario, lavoro che svolgeva prevalentemente di giorno, e dal momento che di solito faceva i suoi giri di pattuglia a Ludlow a piedi o in bicicletta, come i bobbies degli anni Venti, se necessario poteva passare a dare un’occhiata al vecchio Rob anche durante la giornata. L’accordo per lui era perfetto: come agente ausiliario guadagnava poco e Rob, oltre all’alloggio gratis, gli dava anche qualcosina a fine mese.
Il cellulare suonò mentre Gaz puliva il piano del lavandino e Rob piegava con cura lo strofinaccio per appenderlo ad asciugare sopra i fornelli. Gaz lanciò uno sguardo al display per vedere chi fosse e, notando l’occhiataccia del vecchio Rob, prese in considerazione di non rispondere. Ormai vivevano insieme da parecchio tempo e Rob aveva capito che cosa stava per succedere. Una telefonata a quell’ora di solito voleva dire un cambiamento dei programmi per la serata.
«Tra poco comincia Ballando con le stelle» gli ricordò Rob. Era la sua trasmissione preferita. «E su Sky danno un film con Clint Eastwood. Quello con la donna fuori di testa.»
«Non sono tutte fuori di testa?» Gaz decise di lasciar scattare la segreteria. Doveva piazzare il vecchio Rob davanti alla tv con il telecomando in mano.
«Non così tanto» replicò il vecchio. «Questa qui è la tizia che gli chiede di trasmettere alla radio una certa canzone. Hai presente? Poi decide che Clint Eastwood deve diventare il suo uomo, forse finiscono anche a letto, non mi ricordo. Certo che gli uomini non capiscono più niente quando c’è di mezzo una donna, eh? E lei gli entra in casa e spacca tutto quello che le capita sotto mano.»

«Brivido nella notte» disse Gaz.
«Allora te lo ricordi.»
«Certo che me lo ricordo. Mi è passata la voglia di mettermi con una donna, da quando ho visto quel film.»

La risata del vecchio Rob si trasformò in un attacco di tosse che a Gaz non piacque per niente. Rob aveva fumato fino a settantaquattro anni, quando quattro bypass lo avevano convinto a rinunciare al tabacco. Ma i sessant’anni di sigarette prima dell’operazione avevano comunque lasciato strascichi sufficienti a farlo morire di cancro o di enfisema.
«Tutto bene, Rob?»
«Tutto bene, sì. Perché me lo chiedi?» ribatté il vecchio guardandolo male.
«Così, nessun motivo in particolare» disse Gaz. «Vediamo di sistemarti davanti alla tv, allora. Hai bisogno di andare in bagno, prima?»
«Che razza di domande mi fai? Lo so da solo, quando devo pisciare.»
«Non stavo dicendo che non lo sai.»
«Bene. Quando avrò bisogno di qualcuno che mi scrolla il…»
«Capito, capito.» Gaz seguì il vecchio Rob in salotto. Non gli piaceva il modo in cui camminava, tutto storto, con una mano appoggiata alla parete per non perdere l’equilibrio. Avrebbe dovuto usare il bastone, ma era cocciuto come un mulo. Non ne voleva sapere e, appena qualcuno glielo consigliava, di colpo sembrava saldo come la rocca di Gibilterra.
Appena arrivato in salotto, Rob si accomodò in poltrona. Gaz accese il caminetto elettrico e chiuse le tende, poi recuperò il telecomando e trovò il canale di Ballando con le stelle. Mancavano cinque minuti all’inizio della trasmissione, giusto il tempo per andare a preparare l’Ovomaltina.
Trovò la tazza della sera di Rob al suo posto nella credenza. Era decorata con una foto dei suoi nipoti assieme a Babbo Natale, sbiadita a furia di lavaggi, e aveva il manico – a forma di corona di edera e agrifoglio – un po’ sbeccato. Ma il vecchio Rob si rifiutava di bere l’Ovomaltina in un’altra tazza. Aveva sempre da ridire sui nipoti, ma Gaz ci aveva messo poco a capire che in realtà li adorava.
Tornò nel salotto con l’Ovomaltina. Il cellulare ricominciò a squillare e di nuovo Gaz lo ignorò per finire di sistemare Rob. Il programma era appena cominciato e l’inizio era la sua parte preferita.
Gli piaceva guardare le ballerine, sia le concorrenti sia le professioniste che insegnavano il cha-cha-cha, il foxtrot, i balli viennesi o quello che era. Più di tutto gli piacevano le scollature generose dei costumi e la vista di quelle donne che scuotevano il seno nella foga della danza, ricordandogli piacevolmente che a ottantasei anni suonati era ancora vivo.
«Guarda che roba, eh?» Il vecchio Rob sospirò e sollevò la tazza in un brindisi allo schermo. «Hai mai visto delle poppe del genere? Avessi dieci anni di meno, glielo farei vedere io cosa si può fare con delle poppe così, altro che storie!»
Gaz ridacchiò, ma suo malgrado, perché veniva da un ambiente in cui le donne erano tenute su un piedistallo. Esseri sessuati, certo, ma perché la sessualità rientrava nel piano di Dio e quel piano non prevedeva di mettersi a disposizione degli uomini mostrando le «poppe» in tv. Ma era inutile cercare di far cambiare idea a un vecchietto assatanato come Rob Simmons, per il quale Ballando con le stelle rappresentava il momento clou della settimana.
Gaz prese il plaid posato sullo schienale del divano e glielo sistemò sulle gambe magre come stecchi. Consultò Radio Times per accertarsi che in seconda serata fosse effettivamente in programma Brivido nella notte e lasciò Rob a ridacchiare delle battute insulse del presentatore e dei giurati.
Aveva appoggiato il cellulare in cucina. Lo recuperò e si sedette al tavolo. La chiamata lo aveva messo un po’ in agitazione. Al West Mercia College stava per concludersi il quadrimestre autunnale. Finiti gli esami, gli studenti si preparavano alle vacanze di Natale e molto probabilmente quella sera si sarebbero ubriacati in massa.
Toccò il display per richiamare. Clo rispose dopo il primo squillo e disse: «Qui da noi nevica, Gaz. E lì?»
Sicuramente non gli aveva telefonato per fornirgli un aggiornamento sulle condizioni meteo. Era solo un modo per cominciare una conversazione che, altrettanto sicuramente, sarebbe sfociata in una richiesta non del tutto ortodossa. Gaz decise di darle del filo da torcere. «Anche qui» rispose. «Sarà un disastro per il traffico, ma se non altro la gente se ne starà a casa.»
«Siamo alla vigilia delle vacanze, Gaz. I ragazzi non staranno a casa. Non gliene frega niente se nevica, grandina, piove o tira vento.»
«Non devono mica consegnare la posta» le fece notare.
«Cosa?»
«Neve, grandine, pioggia. Nulla ferma i postini britannici.»
«Ecco, facciamo conto che siano come i postini. Non si lasceranno fermare dal maltempo.»
Gaz aspettò il seguito. Che impiegò un istante ad arrivare.
«Le dispiacerebbe buttare un occhio su mio figlio, Gaz? Mentre fa il suo solito giro. Perché farà un giro, vero? Con questo tempo, immagino che non sarà l’unico agente ausiliario a cui viene chiesto di controllare i ragazzi nei pub, stasera.»
Gaz ne dubitava. Il West Mercia College era l’unico di tutto lo Shropshire ed era poco verosimile che gli ausiliari dei dintorni si avventurassero sotto la neve senza motivo. Ma non stette a discutere. Era affezionato a Clo e alla sua famiglia. Pur sapendo che lei se ne approfittava, esaudire quella richiesta non gli sarebbe costato molto.
Sollevò ugualmente una piccola obiezione: «Trev non sarà contento che io vada a controllare, però».
«Trev non lo saprà mai, perché lei non glielo dirà. E io non glielo dico di sicuro.»
«Se ha paura che qualcuno faccia la spia, non è certo di me che si deve preoccupare.»
Seguì un breve silenzio. A Gaz parve di vederla incassare il colpo. Se, per qualche motivo, Clo era ancora al lavoro, era senza dubbio seduta alla scrivania, immacolata e in perfetto ordine. Se invece si trovava a casa, era probabilmente in camera da letto con indosso qualcosa che le sembrava adatto a una mogliettina desiderosa di far contento il marito. Gli aveva già detto più di una volta, scherzando, che a Trev piaceva tenera, dolce e ubbidiente, tutte caratteristiche che non le venivano particolarmente naturali.
«Come le dicevo, fra poco iniziano le vacanze, i ragazzi festeggiano ubriacandosi, c’è ghiaccio sulle strade… Nessuno si stupirà di vederla in giro a controllare che non combinino guai, nemmeno Finnegan.»
Non aveva tutti i torti. E comunque uscire a fare un giro avrebbe avuto altri vantaggi, oltre a quello di prendere una boccata d’aria gelida. «D’accordo, ci vado» disse. «Ma ha senso solo se esco più tardi. A quest’ora sono ancora tutti sobri.»
«Capito» rispose Clo. «Grazie, Gaz. Mi faccia sapere cosa combina.»
«Certo.»

 

Conosciamo l’autrice, Elizabeth George

 

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