Scusa se ti chiamo stronzo

 

Scusa se ti chiamo stronzo

  • Lunghezza stampa: 159
  • Editore: EDIZIONI PIEMME (29 agosto 2017)
  • Lingua: Italiano
  • ASIN: B074MMB47B
DOVE TROVARE IL LIBRO:
.
Vengono da Marte. Bisogna farli soffrire.
Preferiscono le bionde.

Qual è la verità vera sugli uomini?
Quanti stronzi avete conosciuto nella vostra vita? Tanti quanti i fili d’erba nei prati, no? “Tutti io li trovo” è la frase tipica che lo conferma: statisticamente i maschi stronzi sono molti di più di quelli “buoni”. Vero? Falso!
O meglio tutte e due le cose.
È vero che spesso gli uomini si meritano questo giudizio, ma la verità è che l’uomo stronzo di per sé non esiste. Però ognuno di loro può esserlo, e tanto più lo è quanto meno gli piacete. Quando non vi richiama, quando vi fa aspettare, quando vi ignora non è per tenervi sulle spine o perché “vuole dirvi qualcosa”. È proprio che non gli interessate. I maschi sono creature semplici, se fossero una collezione di moda sarebbero quella basic. La natura ha dotato le donne della complessità, delle capacità strategiche utili a farsi desiderare, dell’intuito. Quando li distribuivano, gli uomini erano da un’altra parte. Eppure ci sono molte cose dell’uomo che la donna non può capire, nemmeno con il sesto senso acceso. Verità scomode da accettare, ma tanto utili da sapere.
Solo un uomo può svelare quello che frulla nella mente di un suo simile, i (pochi) pilastri che reggono le sue scelte e le sue decisioni in fatto d’amore. Questo libro è una miniera d’oro per entrare nella testa dell’esemplare che vi piace, per conquistarlo e per tenervelo.
Il mondo è pieno di uomini interessanti e disposti ad amarvi, a capirvi e persino, entro i limiti delle loro possibilità, ad ascoltarvi. E a condividere la maggior parte della vita con voi. Basta conoscere le verità del loro funzionamento, per quanto scomode siano.

DEDICA DELL’AUTORE

 Dedicato alle donne che non smettono di avere il coraggio di innamorarsi, che qualsiasi cosa succeda continuano a dare tutto, a quelle che preparano ancora la cena pensando a noi e, se le guardi bene, da vicino, quel mezzo sorriso lo puoi quasi vedere.
A quelle che la mattina mettono le nostre camicie, magliette, pigiami, per continuare a sentirci addosso.
A tutte quelle che ci credono ancora, nonostante le delusioni e i limiti della natura maschile, per scelta, per vocazione, per istinto, perché in qualche parte dell’anima sanno che è giusto così.
E hanno ragione.
A quelle che si vestono, si pettinano e si truccano anche quando stanno a casa, solo per noi.
Alle sognatrici, che piangono e che tremano, che vivono con noi e di noi. Alle realiste, che restano costi quel che costi.
A coloro che perdonano e che, quasi sempre, non meritiamo.
A quelle a cui non bastiamo mai.
A quelle che magari non capiscono e soffrono, ma accet6
tano. Ma anche a quelle che non giocano, non fingono e non recitano.
Alle donne che non sono capaci di nascondere quello che provano e e affanculo tutto.
A quelle che amano, che sbagliano, ma continuano ad amare.
Questo libro è per tutte voi, perché più passano gli anni e più mi convinco che senza di voi, semplicemente, la vita non merita di essere vissuta.
Grazie.
Mirko
 

UN ESTRATTO

Introduzione
Buttarsi non basta
Esatto, buttarsi non basta.
Il coraggio ci vuole, certo, ma da solo non è sufficiente.
È la stessa differenza che c’è tra determinazione e testardaggine; nel primo caso si fa quello che gli psicologi chiamano “esame di realtà”, ovvero si analizza la situazione quanto più obiettivamente possibile per valutare se valga la pena buttarsi o no, e poi si decide; nel secondo caso lo si fa e basta, anche contro un muro, anche nel fuoco, e si finisce inutilmente contusi e spelacchiati, senza aver raggiunto ciò che si vuole.
Insomma, la potenza è nulla senza controllo, lo diceva anche una vecchia pubblicità.
Del resto vaglielo a dire ai dinosauri; grandi, grossi e feroci, eppure… invece noi piccoli, puzzolenti e a quattro zampe ma con il cervello in funzione abbiamo scoperto il fuoco e tiè!, in culo al triceratopo, siamo ancora qua a raccontarlo.
Quindi il coraggio va bene, ma la chiave del successo è anche e soprattutto nella testa, come sempre.
Per riuscire bisogna capire.
E per riuscire in amore, in una coppia, lo ripeterò fino alla nausea, bisogna necessariamente trovare il modo di capirsi l’un l’altro.
Di certo non sono il primo ad aver raggiunto questa consapevolezza; da quando esiste l’arte, la drammaturgia, il teatro, la pittura, la letteratura fino al cinema, tutti si sono prodotti in fiumi di pagine e chilometri di pellicola per raccontare, spiegare e cercare di capire i meccanismi dell’amore.
Ci hanno provato e ci provano grandi psicologi e psicoterapeuti, insomma dottori e scienziati, e poi grandi artisti, pittori scultori e scrittori, fino ai più improvvisati cialtroni. Appunto.
Insomma, c’è chi quando parla rapisce la mente, c’è chi arriva dritto al cuore, c’è chi parla alla pancia della gente e… ehm, ecco, poi ci sono io.
Scherzi a parte, tra i mille tentativi di capirci qualcosa sui meccanismi di coppia, la letteratura ha prodotto un floridissimo filone di libri che parla di uomini; come funzionano, come averli, come tenerli, come farli tornare, come lasciarli e poi riprenderseli e bla bla bla.
Solo che la maggior parte di queste opere, pregevolissime, intendiamoci, sono accomunate da un solo, piccolo, difetto di base.
Sono state quasi tutte scritte da donne.
Ora, prendendo in prestito un’espressione dialettale tipicamente romana, facciamo a capirci; ci tengo a chiarire subito la mia posizione da questo punto di vista, anche se avremo modo di parlarne ampiamente: quando il buon Dio decise di distribuire l’intuito e la sensibilità, gli uomini erano in fila per ricevere il dono degli addominali a tartaruga; ma anche lì mi sa che qualcosa non ha funzionato granché. Le donne hanno un’intelligenza emotiva indiscutibilmente più sviluppata di quella degli uomini; capiscono il linguaggio non parlato con una velocità che non è data al cervello maschile; possiedono un intuito invidiabile e una sensibilità di gran lunga superiori più o meno a qualsiasi maschio eterosessuale.
Ma restano pur sempre donne.
Il che significa che, anche se molto spesso tra le varie intuizioni imbroccano anche il reale pensiero del loro uomo, poi finiscono con l’incasinarlo nel gorgo delle altre seicento contemporanee versioni alternative, frutto della stessa capacità di immaginazione e meglio note come “pippe mentali” (del tipo: “Oddio, chissà cosa avrà voluto dire”), e alla fine confondono le idee e compromettono la loro stessa lucidità.
Non solo; capita che, anche quando hanno abbastanza chiaro ciò che l’uomo pensa (o potrebbe verosimilmente pensare), la maggior parte delle volte quello che hanno colto sia per loro così intollerabile da avere enormi resistenze a fidarsi della loro stessa intuizione.
Bene: a questo punto arrivo io.
Perché un conto è intuire il pensiero giusto in mezzo a mille sensazioni contrastanti, un altro è leggerlo nero su bianco, senza ma e senza se.
Del resto, se vogliamo ridurre la questione ai minimi termini, un conto è aver ipnotizzato il “cobra con un occhio solo”, anche più volte, anche molte volte in certi casi; ma un altro è possederlo.
Quindi, per quanto l’uomo sia fisiologicamente più lento, più tonto e più rozzo, avere qualcuno “dall’altra parte della barricata” che sia disposto a dire chiaramente cosa passa o quantomeno cosa possa verosimilmente passare nella mente di un uomo nelle diverse situazioni tipiche di coppia, credo possa essere un piccolo ma valido aiuto verso la strada della reciproca comprensione, che facilita il rapporto e magari di tanto in tanto può contribuire a evitare quegli equivoci che stanno alla base di tante incomprensioni e rotture.
Ancora due piccole premesse.
La prima: non sono un sessuologo, non sono uno psicologo né ho alcun tipo di cognizione scientifica relativa ai rapporti di coppia; non solo, ogni teoria e ogni considerazione che formano parte di questo piccolo lavoro non sono minimamente suffragate da alcuna ricerca scientifica, sia chiaro.
Tuttavia, l’esperienza insegna che se poni la medesima domanda a dieci donne è molto facile ottenere undici o dodici risposte tutte diverse; se la poni a dieci uomini, male che vada ne scaturiscono tre, di teorie, che se poi ci guardi bene dentro si riducono a due, e nemmeno tanto differenti.
Insomma, gli uomini sono più semplici, il che rende il mio compito più facile (del resto, se dovessimo aspettare che siano gli uomini a capire le donne, see… aspetta e spera).
La seconda: quando ho fatto leggere il libro al mio amico Andrea per la prima volta, mi ha consigliato di intitolarlo Diario di un misogino perché, mi ha detto, «guarda che le farai incazzare di brutto».
È vero, questo libro probabilmente vi farà incazzare.
Vi farà incazzare perché qualche volta vi sbatterà brutalmente in faccia cose che non vi faranno piacere, ma che, almeno in parte, sono vere; e questo probabilmente vi farà incazzare ancora di più.
Ma uomini e donne sono diversi, parlano in modo diverso, pensano e capiscono in modo diverso; la stessa cosa, la stessa situazione, persino la stessa frase, se esce dalla bocca di un uomo o di una donna, spesso ha due significati del tutto differenti.
Se una donna dice a un’altra: “Ma che belle scarpe!”, la frase completa è: “Ma che belle scarpe, dove le hai comprate? Le voglio anch’io!”.
Invece se un uomo dice a una donna: “Ma che belle scarpe!”, il più delle volte la frase completa è: “Ma che belle scarpe, staresti bene solo con quelle addosso…”.
Stessa frase, due mondi straordinariamente diversi.
E allora, c’è bisogno di capirsi; nonostante si sia scritto e detto tutto sui rapporti tra uomo e donna, c’è ancora bisogno di capirsi.
Ecco, lo scopo di Scusa se ti chiamo stronzo è proprio questo: capire.
E capire, o meglio sapere cosa e come pensa un uomo in ambito sentimentale è la chiave per tenerselo, l’uomo (certo, ammesso che una “voglia” tenerselo; ma in fondo in fondo sappiamo tutti quanti che “io sto bene da sola” è una bellissima frase piena di orgoglio ma, a un certo punto, è una grandissima cazzata. O no?). E allora ci vuole un pizzico di ironia, la giusta dose di apertura mentale e un po’ di capacità autocritica, e vediamo che cosa si può fare.
Ah, un’ultima cosa: questo libro non è pensato per quelle che vogliono accalappiare un conto in banca più che un uomo prima di ritrovarsi a usare le tette come
16
sciarpa invernale; non è un libro per aspiranti mogli di calciatori, imprenditori di successo – finché sono di successo – e affini.
Questo è un libro per donne vere. Per quelle che gettano il cuore oltre l’ostacolo, che amano senza riserve e fino in fondo; per quelle che vogliono davvero e soltanto invecchiare accanto al loro vero amore.
Perciò, per favore, se siete il tipo di donna che diventa socievole solo dalla Porsche in su, se avete l’aria perennemente annoiata e fate di tutto per farvi invitare alle feste vip, rimettete il libro a posto, non fa per voi.
Se invece non lo siete, buona lettura.