STORIE DI VITA AL 30%

STORIE DI VITA AL 30%

Autrice: Antonella Capalbi
Illustratrice: Federica Zancato
Casa editrice: Edizioni Leima (Palermo)
Collana: Le stanze
Genere: Antologia di racconti
Pagine: 88
Formato: 15 x 20 cm
Rilegatura: brossura con cucitura a filo refe
Prezzo: 14 euro
ISBN: 978-88-98395-58-3

 

Sinossi

Un burocrate che soffre di bulimia verbale perché d’un tratto non riesce a trattenere tutte le parole che non è riuscito a esprimere nel corso della sua scialba esistenza. Una ragazza delusa da un amore musicale che d’un tratto perde la capacità di udire le armonie. Uno “YesMan” al 30% che dice sì alla vita solo poche volte al giorno. E poi una ragazza che evita il giorno per paura di arrossire, un ragazzo palestrato che sogna di fare l’indossatrice, un disabile emotivo che ha bisogno di assistenza sessuale perché non è più in grado di lasciarsi andare e così via, per questa strada impervia e in cui le buche sono costituite da paure, fobie e nevrosi. È questo il filo conduttore della raccolta e di queste esistenze, ognuna a proprio modo, al 30%. È questo il filo rattoppato e sfilacciato che lega personaggi accomunati tutti, allo stesso modo seppur con caratteristiche diverse, dall’incapacità di godere a pieno della propria esistenza.

Estratto

“Non era in grado di dire sì più di un tot di volte al giorno. Poteva accettare una proposta entusiasmante al mattino e forse una a mezzogiorno, ma sicuramente non di sera. Era in grado di provare un leggero entusiasmo per qualcosa che fosse nuovo, ma comunque sempre rigorosamente arginabile nei suoi schemi e nelle sue abitudini. La novità assoluta non era prevista nella sua esistenza. Né il coraggio o la libertà. Era un NoMan al 70%, insomma. O uno YesMan al 30%, se preferite. Ed era proprio così che gestiva la sua vita. Al 30%.” (Tratto da , primo racconto della raccolta da cui trae origine il titolo del libro)

 

Storie di vita vissuta

Perché leggere i racconti?

Esploriamolo assieme all’autrice!

  • Buongiorno, Antonella, quando hai progettato questa raccolta?
    Lavoro a questa raccolta di racconti dal 2013, quando ho scritto il primo, Le parole che non ti ho Dotto. In questi anni ho avuto modo di farmi rapire dalle storie racchiuse nello scrigno del reale e di provare a cristallizzarle nei tredici racconti illustrati da cui è composta la raccolta, coinvolgendo parallelamente Federica Zancato che ne ha realizzato le illustrazioni.
  • Sei stata ispirata da qualche lettura, vecchia o recente?
    Sicuramente all’interno del libro ci sono diverse influenze, consce e inconsce, da Pirandello a Calvino, da Stefano Benni a Kafka, oltre che varie ispirazioni provenienti dalla cinematografia e dalla filmografia di Woody Allen e Christopher Nolan, i cui prodotti vengono spesso citati all’interno dei racconti.
  • L’ambientazione è reale o di fantasia?
    L’ambientazione è reale ma abbozzata, dal momento che il teatro della narrazione risulta essere spesso la mente dei protagonisti della raccolta, costellata dai fantasmi delle loro interruzioni, paure e insicurezze quotidiane.
  • la raccolta è autoconclusiva o rientra in una serie/saga?
    Potenzialmente la raccolta potrebbe essere infinita, dal momento che tratta di personaggi interrotti, condotti dalle proprie insicurezze a una vita non vissuta a pieno ma solo, come suggerisce il titolo, al 30%. Per il momento comunque non ho in previsione un sequel in tal senso, ma sarebbe bello immaginare una rivalsa e una minima crescita dei personaggi protagonisti della raccolta, capaci di puntare a percentuali di vita maggiormente vissuta, sul genere Storie di vita al 60%!
  • Parlaci dei personaggi e definiscili brevemente con qualche aggettivo. Qualcosa che li renda irresistibili agli occhi del lettore.
    Non c’è aggettivo che li renda meglio di “interrotti”, a mio avviso. Sono esistenze sfilacciate, vissute a fatica ma non del tutto dimenticate, in cui la pulsione della vita fa capolino in un gesto, una rottura momentanea degli schemi, una melodia o una stretta di mani, quasi a dire che se il 70% di vita non vissuta ha preso il sopravvento, l’altro 30% da qualche parte è vivo e ancora vibrante, come le arterie stanche che accompagnano la vita di questi personaggi incompleti.
  • Qual è il pubblico ideale per questa storia? È un testo per tutti o per fasce di lettori ben precise, ad esempio per adolescenti, adulti o è pensato per un pubblico prevalentemente femminile o maschile?
    La raccolta potenzialmente si rivolge a tutti, dal momento che si propone di raccontare in senso trasversale le insicurezze e le paure che avvolgono buona parte della società, senza discriminazione di genere o di età: sotto l’ombrello della paura siamo davvero tutti uguali. Fatta questa necessaria premessa, è evidente che il tema complesso probabilmente può interessare a un pubblico di lettori leggermente più maturo, magari oltre la maggiore età, senza comunque escludere qualche giovane lettore sensibile, dal momento che il linguaggio è molto fruibile e i racconti scorrono con leggerezza, a dispetto delle nevrosi che appesantiscono i personaggi protagonisti della raccolta.
  • Che tipo di linguaggio hai scelto, per questo romanzo? Colloquiale, forbito, diretto ecc…?
    Il linguaggio è fortemente comunicativo e leggero, quasi a creare una sensazione di straniamento rispetto al tema che viene raccontato, privilegiando l’uso dell’ironia e dell’umorismo pirandelliano, che lascia sugli occhi del lettore lacrime di gioia ma anche di amara riflessione.
  • Che cosa desideri comunicare al lettore? C’è un significato nascosto, sotto la trama?
    Come specificato dalla citazione posta all’inizio della raccolta, Il messaggio che fa da sfondo a queste vite raccontate in negativo, perché sbiadite nella loro routine abitudinaria, è un potente invito alla vita nella sua complessità, a ricordare che, parafrasando Neruda, vivere richiede uno sforzo di gran lunga maggiore rispetto al solo atto di respirare.
  • Hai usato una tecnica particolare, per scrivere questo romanzo?
    La raccolta è divisa in tre sezioni che riprendono le tre parti del titolo: Storie, caratterizzata da un elemento surreale che porta i personaggi a prendere consapevolezza della contrattura delle proprie esistenze; Di vita, caratterizzata dal racconto vero e proprio delle (non) vite raccontate nella raccolta; Al 30%, caratterizzata da uno stile che, come le vite raccontate fino a questo momento, si contrae sempre di più nella forma di monologhi interiori e flussi di coscienza, fino ad arrivare all’ultimo racconto di sole tre righe, sigillo al 30% di tutta la raccolta. In questo senso, anche le illustrazioni hanno seguito l’andamento della scrittura, partendo da figure piene e a pagina intera nella prima sezione, passando per immagini non complete nella seconda, fino ad arrivare a elementi grafici puramente simbolici nella terza.

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 Antonella Capalbi
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